La soluzione ideale per mettere a tacere le proteste contro il progetto dell’Europa unita, allo sfascio dopo lo scoppio della crisi del debito sovrano, a cui sono seguiti anni di austerity e crescita economica anemica, e la Brexit. Le autorità Ue l’hanno forse finalmente trovata: garantire a tutti i cittadini del blocco un reddito minimo.
Il concetto è semplice: chi ottiene un reddito fisso mensile dall’organo governativo europeo, difficilmente sarà spinto ad abbandonare l’Ue. La Commissione ha lanciato un appello a tutti i suoi paesi membri perché introducano un reddito minimo (diverso dal reddito universale) per i propri lavoratori sottopagati e disoccupati.
Lo ha detto questa settimana il numero uno della Commissione, Jean-Claude Juncker, in una dichiarazione che i critici etichetterebbero facilmente come “populista”. Secondo i suoi promotori, invece, la misura contribuirà alla lotta alla povertà e alla fine delle ingiustizie e disuguaglianze sociali ed economiche, gravi problemi in Europa che spesso sono serviti da motivazione per criticare l’establishment.
La Commissione, che in un dominio quale le politiche sociali ha poteri limitati, vorrebbe vedere da parte dei singoli stati membri un cambiamento di rotta negli obiettivi e nelle strategie, con l’obiettivo di rilanciare l’immagine dell’Unione Europea. Per ritrovare popolarità l’idea è risolvere le ingiustizie sociali e di reddito che sono state spesso sfruttate dai movimenti euroscettici della destra radicale.
Reddito minimo: l’esperimento di Livorno
Quella dell’Ue è un’ammissione di colpa sul fatto che il sistema attuale non funzioni al meglio, soprattutto per quanto riguarda le disparità di opportunità di lavoro e salari. Il tasso di disoccupazione giovanile ha toccato nei paesi del Sud europeo tra cui l’Italia anche il 50% all’apice della crisi dell’euro.
“Dovrebbe essere in vigore un salario minimo in ogni paese dell’Ue”, ha chiesto Juncker a una conferenza sui diritti sociali a Bruxelles. Il riferimento è a una misura di sostegno economico statale da non confondere però con il reddito universale per tutti. Nel caso specifico proposto dalla Commissione Ue si tratterebbe di una sorta di sussidio di disoccupazione per chi non ha un impiego e di un salario minimo per chi invece un posto di lavoro ce l’ha.
A chi cerca un lavoro, secondo Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo, dovrebbe essere garantito una quota mimina di reddito. Ogni stato dovrebbe essere libero di stabilire il livello di reddito o salario minimo da adottare. “C’è un livello di dignità che dobbiamo rispettare”.
L’esperimento del reddito minimo che è già stato seguito in alcune parti della regione, anche in Italia. Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, ha iniziato l’anno scorso a distribuire 537 euro al mese a 100 dei 150 mila abitanti della città toscana. Nel 2017, il reddito di base sarà fornito ad altre 100 persone.
L’esperimento pilota è di piccole dimensioni e durerà solo sei mesi, ma l’idea di Nagarin è quella di vedere l’effetto che avrebbe un sistema che aiuta la gente a uscire dalla povertà e arrivare alla fine del mese, anziché una entità statale o locale che presume di sapere quello che sia meglio per il popolo.
Livorno sta facendo da apripista e ora altre città italiane come Ragusa e Napoli intendono lanciarsi in esperimenti simili.