La bocciatura per incostituzionalità di buona parte della legge elettorale in vigore varata dal governo precedente, il cosiddetto Italicum, potrebbe paradossalmente favorire colui che l’aveva tanto voluta: Matteo Renzi. Secondo l’ex premier, favorevole al voto anticipato prima della scadenza naturale della legislatura nel 2018, la sentenza della Consulta non cambia nulla e si può andare alle elezioni già a giugno.
Il segretario del PD sta valutando la strategia politica migliore per presentarsi alle urne con buone chance di successo. Ora che il doppio turno non è più parte della legge elettorale e con il sistema proporzionale e il permesso sempre vigente di formare coalizioni al Senato, Renzi pensa a un listone con la sinistra di Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, e il centro di Angelino Alfano, attuale ministro degli Esteri del governo Gentiloni e capo degli Interni quando Renzi presiedeva Palazzo Chigi.
La preferenza di Renzi è quella di passare in ogni modo per un aggiustamento parlamentare della legge elettorale in vigore, che è diversa tra Camera (sistema proporzionale con premio di maggioranza, senza la possibilità di coalizioni) e Senato, dove vige un sistema proporzionale puro, il cosiddetto “Consultellum”, che prevede una soglia di sbarramento dell’8% per le coalizioni.
L’ex primo ministro vorrebbe un passaggio parlamentare che certifichi l’impossibilità di accordi in Parlamento per poi andare alle urne in estate. Renzi dovrà fare i conti con il premier in carica Paolo Gentiloni e con il capo del Quirinale, Sergio Mattarella: prima di poter andare al voto entrambi puntano a un’armonizzazione delle leggi elettorali delle due Camere.
M5S: poche modifiche e al voto subito
MoVimento 5 Stelle e Lega Nord hanno più fretta di Renzi: l’obiettivo delle forze di Opposizione è ad andare al voto subito. “Fumata bianca della Consulta. Habemus Legalicum! Ora c’è una legge elettorale costituzionale e pronta all’uso per il voto subito”, ha scritto il fondatore del M5S Beppe Grillo. Il M5S punta a ottenere il 40% che consentirebbe di governare con il 55% dei Seggi e vorrebbe applicare la nuova legge elettorale nata dalla sentenza della Consulta anche al Senato “con i dovuti correttivi”.
“Ci vuole una legge di poche righe e i voti dei parlamentari. C’è una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle già depositata in Parlamento, chi non la voterà lo fa perché vuole intascarsi la pensione a settembre, dopo appena quattro anni e mezzo di lavoro quando un cittadino normale non sa neanche se arriverà mai a prenderla“, dice il M5S.
“Non facciamoci prendere dalla fretta”, avrebbe detto invece Renzi ai suoi a caldo dopo la decisione dei giudici della Corte Costituzionale di bocciare il ballottaggio e riscrivere le pluri candidature, approvando invece il premio di maggioranza.
La Stampa racconta un retroscena esemplare: un “renziano doc come Francesco Bonifazi è stato costretto proprio da Renzi a cancellare in un baleno un tweet considerato troppo ‘oltranzista’. Poco dopo la diffusione del comunicato della Consulta. Bonifazi aveva scritto: ‘E adesso non ci sono più alibi. Votiamo e vediamo chi ha i numeri nel paese'”. Il messaggio non è affatto piaciuto al segretario del PD.
Dal momento che in parlamento non esiste la maggioranza sufficiente per tornare al Mattarellum, il Pd proverà ad armonizzare il Consultellum del Senato, frutto di un’altra decisione della Consulta sul Porcellum varato dal governo Berlusconi nel 2006, e il Consultellum della Camera. Se anche questo tentativo dovesse fallire, viste le divisioni esistenti tra i partiti, Renzi ha pronto un piano per organizzare una coalizione al Senato.
“L’attuale normativa per il Senato, che prevede una soglia all’8% per le coalizioni, ha un forte effetto maggioritario”, spiega Renzi ed è una soluzione che piace peraltro a Forza Italia. In quel caso bisognerà però presentare una lista di coalizione. Le trattative sono già iniziate con la lista di Pisapia e i centristi che orbitano intorno al partito di Alfano. Non è ben chiaro se in quel caso si ricorrerà alle primarie o se Renzi verrà scelto come leader.
In tutti i casi, dopo la storica sentenza di ieri sull’Italicum, le elezioni anticipate sono uno scenario probabile. Rimane da sfiduciare un governo in carica, convincere l’ala del PD che invece è contraria al voto anticipato e – viste anche le questioni impellenti come manovra correttiva, disastri naturale e crisi dei migranti – preferirebbe aspettare l’anno prossimo.