Mercato dei bond dell’Eurozona in codice rosso, le aspettative di una politica fiscale ultraespansiva targata Donald Trump alimentano le speculazioni sul rialzo dell’inflazione, tanto che ormai nella stampa anglosassone si parla di Trumpflation.
I nuovi record inanellati da Wall Street – in primis dal Dow Jones, che ha toccato e superato la soglia dei 20.000 punti per la prima volta nella storia -sostengono i tassi sui Treasuries e l’effetto domino sui titoli di stato dell’ area euro non si fa attendere.
Sul mercato dei titoli di stato italiani, i rendimenti sui BTP a 10 anni accelerano la corsa e volano fino al 2,20%, al record dal luglio del 2015, con lo spread con i Bund che supera anche la soglia dei 170 punti base, aggirandosi attorno ai massimi dalla fine di novembre, ovvero prima del referendum costituzionale che ha messo KO Matteo Renzi.
Il movimento dei tassi sui BTP è sicuramente condizionato dalle speculazioni su nuove spinte inflazionistiche a livello globale: ma non è certo questo l’unico motivo e non il più importante.
Tassi BTP in salita: In Italia torna spettro elezioni anticipate
Nel caso Italia, non sono tanto i fenomeni di crescita e inflazione che sostengono al rialzo i rendimenti. E’ il ritorno piuttosto della paura o, come scrive Reuters, è “lo spettro delle elezioni anticipate”, ricomparso da qualche ora con la decisione della Consulta sull’Italicum. La legge elettorale sfornata dal governo Renzi è stata bocciata, ma solo in parte e la stessa Consulta ha riconosciuto che i presupposti per andare alle urne in via anticipata esistono.
E’ bastata tale dichiarazione a riportare i riflettori sui problemi italiani che si riassumono soprattutto nel fenomeno dell’instabilità politica.
In un’intervista rilasciata a Reuters Lyn Graham-Taylor, strategist di Robobank, sottolinea che è improbabile che il M5S di Beppe Grillo riesca a vincere, visto che i sondaggi parlano di un sostegno del 28%.
“Tuttavia, il rovescio della medaglia è che i governi italiani probabilmente continueranno a essere formati da coalizioni disparate, e di conseguenza rimarrà difficile rendere concrete le riforme”.
Praticamente, nella dichiarazione dello strategist trapela il chiaro timore, da parte dei mercati, di inciuci di governo che costringano le forze politiche a scendere a compromessi e dunque a non varare misure decisive e concordate sulla base di un reale sostegno.
La tensione sui bond è palpabile in tutta l’Europa: i tassi dei Bund a 10 anni salgono allo 0,48%, al record di un anno, così come i tassi decennali francesi testano la soglia dell’1% per la prima volta dal dicembre del 2015.Oltre alle elezioni in Francia e in Germania, ora si temono anche elezioni anticipate in Italia.
Piet Lammens, strategist di KBC, fa notare poi che a pilotare l’andamento dei tassi sono anche i recenti commenti rilasciati da Sabine Lautenschlaeger, membro del Consiglio direttivo della BCE:
“Dopo i commenti di Lautenschlaeger, sui mercati si è tornati indubbiamente a parlare di tapering e di tassi di interesse”.
Tanto che, sempre secondo quanto riporta Reuters, gli investitori attivi sul mercato monetario scommettono su un rialzo dei tassi da parte della Bce entro il gennaio del 2018 con una probabilità del 50%: non proprio bassa se si considera che il bazooka monetario di Mario Draghi – il Quantitative easing rimane ben saldo. Anche se saldo solo sulla carta visti gli affondi che arrivano sempre più dai falchi della stessa Banca centrale europea.