ROMA (WSI) – Le élite e i media mainstream hanno paura di Donald Trump, ma non intendo sottovalutarne le potenzialità e capacità. Il neo presidente Usa non è un fenomeno da baraccone come alcuni critici vogliono fare credere, ma è il capofila di una nuova contro cultura su cui si fonda non solo la nuova politica americana bensì un tentativo di nuovo ordine mondiale.
A dirlo Ezio Mauro, ex direttore de La Repubblica, che in un lungo editoriale sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari fornisce una sua attenta e lucida analisi sul nuovo inquilino della Casa Bianca, il tycoon amato-odiato che pochi giorni dopo il suo insediamento da presidente ha firmato numerosi provvedimenti (ordini esecutivi) che hanno causato polemiche dentro e fuori gli Stati Uniti, dal muro in Messico, al bando anti-rifugiati.
Per Mauro si tratta di un passaggio storico, “un Sessantotto alla rovescia che butta per aria la gerarchia dei valori” e in cui non c’è solo il trumpismo ma anche altre spinte che finiscono per far diventare minoranza il pensiero liberale.
“Un mondo, un sistema politico, un meccanismo di governo di sistemi complessi – che rischia di andare in frantumi, sotto la spinta del trumpismo in America, del sovranismo europeo che ha appena riunito a Coblenza la nuova Internazionale della destra, coi cinque partiti populisti di Frauke Petry in Germania, di Marine Le Pen in Francia, di Matteo Salvini in Italia, di Geert Wilders in Olanda, di Harald Vilimsky in Austria (..) Se si aggiungono le tentazioni protezionistiche della Brexit inglese, l’ambiguità mimetica del Movimento 5 Stelle in Italia – che nel giro di 24 ore può far capriole da Farage ai liberali e ritorno – si capisce che il contagio è profondo ed egemone, tanto da suonare l’ultima campana d’allarme, a cui nessuno di noi era preparato: il pensiero politico liberale sta diventando minoranza”.
Il motivo di tutto ciò per Ezio Mauro si ravvisa in tre emergenze concentriche di cui soffre il mondo: l’ondata migratoria senza precedenti, il terrorismo di matrice islamica e la crisi finanziaria. Di fronte a tutto ciò il cittadino comprende che un governo nazionale non garantisce più la sua sicurezza, e come tale non serve più.
“Nel 2017 arriva qualcuno, con una tribuna universale com’è l’America, che chiama tutto questo “popolo”, evoca il “forgotten man”, lo contrappone all’establishment, racconta la favola del golpe permanente che ha confiscato la democrazia per trarne un vantaggio privato, derubando i cittadini. Eccita la contrapposizione (“loro festeggiavano, il popolo pativa”), evoca lo spirito di minoranza (“le loro vittorie non sono state le vostre”), configura un’usurpazione (“un piccolo gruppo ha incassato tutti i benefici, il popolo pagava i costi”), denuncia l’esclusione (“Il sistema proteggeva se stesso, non i cittadini del nostro Paese”), fino alla promessa finale: da oggi un movimento “di portata storica” scuoterà il mondo, “portando il popolo a ritornare sovrano (…) Tutto questo rompendo la corazza del politicamente corretto e dei suoi eccessi ma rovesciandolo nel suo contrario, liberando la scorrettezza come forma di libertà, la menzogna come arma legittima, l’ignoranza come garanzia di innocenza. è lo stesso concetto di Occidente che uscirà modificato, menomato e probabilmente manomesso da quest’avventura”.