Con l’avvicinarsi dell’appuntamento con le elezioni politiche federali in Germania, Angela Merkel, che è data in ritardo sullo sfidante socialista Martin Schulz nei sondaggi, ha in certi frangenti incominciato ad assumere toni piu’ aspri, trasformando la sua campagna elettorale in una sfida tra europeisti e germanofili.
Dopo il suo ministro dell’Economia Wolfgang Schaeuble, un falco che ha spesso attaccato le politiche espansive monetarie della Bce, ora anche la Cancelliera Merkel punta il dito contro Mario Draghi, accusato di essere il principale artefice delle difficoltà dell’area euro.
Nell’ammettere che il valore dell’euro è troppo basso per la Germania, Merkel ha puntualizzato tuttavia che non è colpa delle politiche della Germania se la divisa è debole, dal momento che la Bce è un’autorità in tutto e per tutto indipendente.
Merkel, che raramente entra nel merito dei tassi di cambio come potrebbero fare i suoi omologhi in Cina o Stati Uniti, ha dichiarato che “al momento nell’area euro abbiamo certamente un problema con il valore dell’euro”.
Merkel ha ammesso che la Germania trarrebbe benefici dalla eventuale introduzione del marco tedesco, il cui valore sarebbe molto piu’ alto di quello attuale dell’euro, e che invece si deve portare in spalla la debolezza di alcuni paesi europei. E’ la conferma seppure indiretta e in maniera velata che non sono prive di fondamento le accuse che vengono rivolte alla Germania secondo cui la locomotiva d’Europa trae vantaggi dalla miseria dell’area periferica meno virtuosa della regione.
“La Bce ha una politica monetaria che non viene decisa in Germania e che piuttosto è fatta su misura per paesi come Portogallo, Slovenia o Slovacchia. Se avessimo ancora il marco sicuramente avremmo un valore diverso rispetto all’euro. Ma su queste politiche monetarie indipendenti non posso avere alcuna influenza come Cancelliera della Germania”.
Con queste dichiarazioni insolitamente trasparenti, Merkel sembra come fare cenno anche alla possibilità che un giorno la Germania possa inseguire un’unione politica monetaria tale da poter permettere al governo tedesco di avere voce in capitolo sulle scelte di politiche monetarie.