L’Eurozona così com’è strutturata semplicemente “non funziona”. A dirlo è Alan Greenspan, l’ex presidente della Federal Reserve, in carica dal 1987 al 2006, intervistato dal magazine Gold Investor pubblicato dal World Gold Council, l’associazione industriale dei gruppi minerari auriferi. Nel numero di febbraio Greenspan pone l’accento sugli squilibri economici in seno all’area euro, che rendono problematico il buon funzionamento del blocco.
Greenspan, che ha governato la banca centrale americana negli anni precedenti lo scoppio della crisi finanziaria dei mutui subprime, ritiene semplicemente che non si puo’ andare avanti in questo modo in Europa, con la Germania che continua a finanziare i deficit dei paesi piu’ indebitati dell’area meridionale dell’Eurozona.
“La Banca centrale europea ha problemi piu’ grandi della Federal Reserve. Il bilancio della Bce non è mai stato tanto grande ed è cresciuto costantemente da quando Mario Draghi ha dichiarato che avrebbe fatto di tutto per salvare l’euro. Sono molto preoccupato circa il futuro dell’euro. L’Europa settentrionale finanzia i deficit del Sud: è una situazione che non puo’ continuare all’infinito. L’Eurozona non funziona“.
Non è la prima volta che Grenspan ha un atteggiamento critico nei confronti dell’area della moneta unica. Il giorno dopo il referendum sulla Brexit ha detto ai microfoni dell’emittente Usa CNBC che “l’euro è un problema molto serio“.
A inizio anno l’ex banchiere centrale americano, che per l’ennesima volta si è detto favorevole al ritorno al sistema dello standard aureo in vigore fino agli Anni 30, ha avvertito di essere “molto preoccupato” per un altro aspetto di cui troppo poco spesso si parla: i saldi Target 2 in area euro, il sistema dei prestiti interbancari che regola i pagamenti fra i diversi paesi del blocco a 18.
I dati sui saldi a novembre 2016 dicono che i paesi meno virtuosi dell’Eurozona devono un bel po’ di soldi alla Germania, a cui hanno chiesto prestiti per esempio per comprare prodotti tedeschi, come beni durevoli, senza pero’ che i crediti – custoditi presso le singole banche centrali -siano stati ancora restituiti. Si tratta di squilibri creditizi di vasta portata. Tra i paesi piu’ indebitati sotto questa voce figurano Grecia, Spagna e Italia.
Sono gli stessi saldi citati anche da Mario Draghi quando, rispondendo con una lettera all’interrogazione di due eurodeputati del MoVimento 5 Stelle, ha avvisato che in caso di uscita dell’Italia dall’Eurozona la Banca d’Italia dovrebbe restituire 386 miliardi di euro. E’ il saldo in deficit che l’Italia ha contratto nei confronti del resto dell’area.