ROMA (WSI) – E scissione fu. Dopo giorni concitati che hanno visto formarsi due correnti con da una parte l’ex premier Matteo Renzi e dall’altra la minoranza guidata dal governatore della Puglia Michele Emiliano, da quello toscano Enrico Rossi e Roberto Speranza, il Partito democratico si spacca ufficialmente.
Combattuto fino alla fine se lasciare il partito e fondare un nuovo gruppo parlamentare o presentarsi al Nazareno, alla fine Emiliano scioglie ogni dubbio: rimarrà nel Pd e si candiderà alla segreteria contro Matteo Renzi.
“Mi candido alla segreteria del Pd perché questa è casa mia, è casa nostra. E nessuno può cacciarmi (…) Enrico Rossi e Roberto Speranza sono persone per bene di grande spessore umano e politico che sono state offese senza ragione da toni arroganti, dal cocciuto rifiuto ad ogni mediazione. Renzi è il più soddisfatto per ogni possibile scissione. Mi candido perché chi lotta può perdere ma chi non lotta ha già perso”.
Emiliano diventa un caso, tanto che lo stesso Maurizio Crozza ne mette in rilievo l’indecisione. Il governatore, al Corriere della Sera, spiega:
“Rimango perché ho visto che Renzi era felice che me ne andassi. Allora mi sono detto che stavo sbagliando tutto. Il campo di battaglia è il Pd”.
Su chi ha deciso di lasciare il Pd, così Emiliano:
“Non mi sembrano pronti. Mancano tesi, strutture, organizzazione. Financo un nome” e comunque io “sono sempre stato leale. Quando mi sono avvicinato a Bersani e agli altri non ho mai parlato di scissione, ma di opposizione a Renzi. Sono loro che mi hanno spiegato che con Renzi non potevano più convivere. Io non ho promesso nulla. Mi sono preso 48 ore per riflettere. Poi con Speranza e Rossi ho parlato chiaro: lasciare il Pd nelle mani di Renzi come un regalo sarebbe un errore storico; se vogliamo cambiare il Paese dobbiamo avere un partito di una certa dimensione, capace di fare massa critica”.
E i colleghi di partito di Emiliano? A prendere la parola Roberto Speranza che conferma la volontà di creare un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano.
“Prendiamo atto della scelta di Michele Emiliano, quella di candidarsi nel PdR (…) Dalla direzione Pd non è arrivata nessuna novità, noi andiamo avanti sulla strada della costruzione di un nuovo soggetto politico del centrosinistra italiano che miri a correggere quelle politiche che hanno allontanato dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti. Occorre iniziare un nuovo cammino”.
Anche i bersaniani, che non partecipano alla direzione, annunciano di voler partecipare con Speranza alla creazione di un nuovo soggetto di centrosinistra. Lo stesso Pierluigi Bersani in serata, partecipando alla trasmissione DiMartedì sottolinea:
“Non me la sento di rinnovare la tessera del Pd, non mi sento di partecipare a questo congresso, ma non vado certo via dal centrosinistra. Non è più la ditta, non è il Pd. Si è spostato. Noi non abbiamo fatto nessuno strappo, abbiamo chiesto questa discussione nei tempi normali”.
Anche Massimo D’Alema certifica la spaccatura all’interno del Pd e manifesta la sua simpatia per Enrico Rossi.
“Anche se spero che la nostra sia una separazione non eterna. Leader naturali Roberto Speranza e Enrico Rossi. Enrico è miglior amministratore di cui dispone il centrosinistra in Italia. Penso però che il leader sarà scelto con le primarie”.
E Renzi? L‘ex premier non partecipa all’assise e vola negli States ma esprime il suo pensiero nella enews.
“Mentre gli organismi statutari decidono le regole del Congresso io sono in partenza per qualche giorno per gli Stati Uniti (…) l futuro, prima o poi, torna. E allora facciamoci trovare pronti: anziché litigare sul niente, proviamo a imparare da chi sta costruendo il domani prima degli altri (…) Addolorano addii ma è tempo di rimettersi in cammino”.