A differenza delle dinamiche di crescita registrate negli ultimi tre anni, nel primo trimestre l’economia statunitense è sulla strada giusta per una crescita del +2,4% in termini reali. I dati pubblicati a febbraio, più solidi delle attese, supportano le valorizzazioni delle azioni, mentre i rendimenti obbligazionari sono rimasti pressoché invariati. Osservando l’attuale rialzo dei mercati azionari, l’impatto dell’espansione ciclica sulla crescita dei profitti riveste probabilmente un’importanza analoga ai tagli fiscali attesi e alla riduzione degli oneri normativi. Inoltre, i flussi di investimento e il posizionamento degli investitori hanno assunto ormai un andamento rialzista, benché non esuberante – e certamente non irrazionale – alla luce dei miglioramenti dei fondamentali evidenziati nel corso degli ultimi dodici mesi.
I robusti dati USA continuano a essere il motore della performance degli asset rischiosi. I continui dati economici che sorprendono al rialzo (tra gli altri, l’indice NFIB sull’ottimismo delle piccole imprese, la Fed di Philadelphia, l’indicatore anticipatore del Conference Board, le vendite al dettaglio) rappresentano una sorpresa favorevole. Nella congiuntura attuale, è rassicurante osservare questo nuovo flusso di notizie, in quanto storicamente il primo trimestre dell’anno è sempre stato particolarmente debole (media dello 0,9% dal 2003). In base alle stime della Fed di Atlanta inerenti alle previsioni sul PIL del primo trimestre di quest’anno, l’economia USA dovrebbe espandersi del 2,4%. Oltre agli Stati Uniti, la ripresa economica in Giappone e in Europa sembra registrare un ulteriore progresso: i PMI flash e l’indice IFO di febbraio ne sono la testimonianza.
Gli asset rischiosi registrano un progresso sulla scia di una crescita più rigorosa e di tagli delle imposte societarie negli USA: la dinamica di sorprese positive nel flusso di notizie economiche sugli USA ha subito un’accelerazione a partire dal quarto trimestre del 2016, sostenendo la valorizzazione del comparto azionario. Registriamo tali sviluppi, pur sapendo che il ciclo economico precedente potrebbe tornare e che nei prossimi mesi non sarà agevole mantenere i recenti aumenti.
Da metà dicembre i rendimenti dei titoli del Tesoro sono rimasti pressoché invariati, probabilmente per via dell’atteggiamento accomodante delle banche centrali (in particolare i tassi d’interesse ancorati in Giappone e in Europa) e dell’inerzia delle aspettative sull’inflazione. Un aumento contenuto dei rendimenti obbligazionari favorisce l’aumento del valore delle azioni, segnalando però al contempo una maggiore cautela circa un aumento del rischio politico.