ROMA (WSI) – Debutterà a maggio l’Ape, l‘anticipo pensionistico per chi è vicino alla fine della propria carriera lavorativa, in forma ordinaria e in versione social e il governo sta mettendo a punto i decreti attuativi.
Il nodo principale riguarda le risorse da mettere sul piatto: la legge di Bilancio ha stanziato 300 milioni di euro per pagare l’assegno mensile fino a 1500 euro a carico dello Stato ma le stime parlano di 35mila domande in arrivo per accedere all’Ape social. A conti fatti quei soldi potrebbero così non essere sufficienti. Da qui i tecnici starebbero valutando dei criteri di priorità nell’accesso all’Ape social.
Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera i primi a beneficiarne potrebbero essere i disoccupati che avrebbero così una corsia preferenziale rispetto ai disabili che hanno una capacità lavorativa ridotta del 74% e unanzianità contributiva di 30 anni. A seguire le persone che assistono da 6 mesi almeno il coniuge o parente di primo grado affetto da disabilità e poi i lavoratori che hanno alle spalle 36 anni di anzianità contributiva che da 6 svolgono lavori usuranti, come maestre d’asilo, facchini e alte categorie che dovranno essere indicate nei decreti.
Una scelta che fa discutere quella di mettere i disoccupati davanti ai disabili ma che a ben vedere appare più che logica. I senza lavoro che avrebbero accesso prioritario all’Ape social, l’assegno mensile Inps interamente a carico dello Stato senza chiedere alcun prestito, devono essere non solo senza un posto di lavoro e con 30 anni di contributi alle spalle ma non devono fruire neanche di alcun ammortizzatore sociale quindi senza alcun aiuto o entrata mensile, a differenza di chi è affetto da disabilità e che il più delle volte ha un piccolo sussidio da parte dello Stato. Una scelta sì difficile ma forse obbligata e si spera di non generare una guerra fra poveri.