MILANO (WSI) – Circa quindici giorni e scatta l’ora x, quella in cui il premier Paolo Gentiloni dovrà presentare il DEF, il Documento di Economia e Finanza che precede di qualche mese la variazione di bilancio e la legge di stabilità annuale, l’ex finanziaria. Ma nel mezzo c’è quella manovra bis, da 3,4 miliardi di euro chiesta da Bruxelles affinché l’Italia pareggi i conti altrimenti si aprirà una procedura di infrazione che potrebbe costare molto caro al nostro paese.
Dal canto suo il premier ostenta una certa sicurezza affermando che i vincoli europei non sono inviolabili.
“Ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per intoccabili”.
Il commissario europeo Pierre Moscovici ha fatto sapere al ministro dell’economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan che la richiesta di aggiustamento dei conti potrebbe essere limata fino allo 0,3 per cento del PIL. Un negoziato serrato quello tra Roma e Bruxelles finalizzato ad avere uno sconto dall’Europa al risanamento dei conti italiani, sconto che potrebbe essere di almeno 5 miliardi.
Ma secondo quanto scrive Repubblica, se Gentiloni e Padoan stanno facendo di tutto per evitare l’apertura di una procedura di infrazione per il nostro paese, la mazzata potrebbe comunque arrivare nel 2018 con l‘aumento Iva.
Se l’idea di alzare le accise su tabacchi e alcol è tramontata, quella invece dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto che significa una mazzata, l’ennesima, sui consumi, torna alla ribalta e potrebbe vedere la luce nella legge di bilancio che sarà approvata ad ottobre. Si tratterebbe dello scatto delle famose clausole di salvaguardia previste lo scorso anno dall’ex governo guidato da Matteo Renzi che si era impegnato ad alzare l’imposta di 19,2 miliardi se non avesse risanato il deficit. Da qui il timore sul tanto temuto aumento Iva dall’attuale 22 al 25 per cento.