Economia

Brexit, si parte. May: “più forti, ma ci saranno conseguenze” negative

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Via libera formale al divorzio della Gran Bretagna dalla Unione europea. L’ultimo passo è stato compiuto ieri sera quando il primo ministro britannico Theresa May ha firmato  la storica lettera che lancerà la Brexit. La lettera è stata poi inviata oggi al presidente dell’Unione europea Donald Tusk e questo atto corrisponde alla notifica formale dell’intenzione britannica di lasciare l’Ue dopo 44 anni di partecipazione. Da quel momento scatteranno i due anni di negoziati previsti per il divorzio.

Il premier May è anche intervenuta alla Camera dei Comuni, dicendo che Londra lascia l’Ue ma non i valori europei e che “costruiremo un Regno Unito più forte”, ma “ci saranno conseguenze per noi”. Attivato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona dal 29 aprile partiranno le trattative sui nuovi accordi commerciali e legali tra i due blocchi. Si prospettano due anni di negoziati molto tesi. Intanto arriva un nuovo “no” alla proposta di indipendenza scozzese.

“Sappiamo che perderemo l’influenza che avevamo sulle regole che hanno un impatto sull’economia europea”, ha avvertito May. “Sappiamo che le società britanniche che operano scambi commerciali con l’UE dovranno adeguarsi alle regole concordate dalle istituzioni delle quali non fanno più parte, come facciamo con gli altri mercati oltreoceano, e lo accettiamo”.

“È uno dei momenti più importanti nelle recente storia del Regno Unito” ha detto la premier britannica, che ha definito come sarà l’annuncio formale che farà sull’avvio della Brexit e delle trattative con Bruxelles. “L’obiettivo” ha aggiunto il primo ministro, “è quello di creare una “relazione profonda e speciale con l’Europa. “Dobbiamo cogliere questa storica opportunità per emergere nel mondo e plasmare un sempre maggiore ruolo per una Gran Bretagna globale”, ha aggiunto la premier parlando a Birmingham durante un forum sugli investimenti del Qatar. “Questo si traduce non solo nel costruire nuove alleanze ma ampliare i rapporti coi vecchi amici che sono al nostro fianco da secoli”, ha detto ancora May.

Il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha risposto dicendo che “la Brexit ci ha reso, noi ossia la comunità dei 27 paesi membri, più determinati e uniti che mai”. Intanto ieri il parlamento scozzese ha votato in maggioranza a favore della richiesta di un referendum bis sulla secessione da Londra in risposta alla Brexit. La proposta era stata presentata dal primo ministro e leader indipendentista dell’Snp, Nicola Sturgeon.

“Non apriremo i negoziati sulla proposta della Scozia”: è la risposta della premier britannica, tramite un suo portavoce. “Ora non è il momento giusto”, ha ribadito il primo ministro, riferendosi all’inizio dei negoziati sulla Brexit.

Sturgeon ora dovrà presentare una formale richiesta per un referendum, che avrà luogo nella primavera del 2019, prima che la Brexit sia completata. L’obiettivo è di mantenere la Scozia nell’Ue. Ha bisogno dell’approvazione del governo britannico, che ieri ha ripetuto di ritenere “inappropriato” il calendario, sebbene non abbia escluso la prospettiva di un nuovo referendum.

“Il mandato per un referendum è fuori questione e non sarebbe difendibile democraticamente – e del tutto insostenibile – tentare di opporvisi”, ha detto Sturgeon