di Roberto Colella Giornalista e blogger per Il Fatto Quotidiano, Huffington Post, QN. Docente di Terrorismo Internazionale presso la facoltà di Scienze della Mediazione Linguistica SSML Molise.

Trump e la spesa militare. Prove di Hard Power

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Trump ha lanciato nella notte sulla Siria 59 missili Tomahawk. Missili partiti da due cacciatorpediniere di stanza nel Mediterraneo. L’attacco è avvenuto contro la base siriana di Ash Sha’irat, nella provincia di Homs, nella Siria Occidentale, da cui erano partiti gli aerei che lo scorso martedì avevano condotto l’attacco con armi chimiche contro la cittadina di Khan Sheikhoun.

Ragionando in soldoni ogni missile Tomahawk costa in media 700.000 euro moltiplicato per 59 fa 41.300.000 euro. Prove di hard power da parte di Trump che non bada a spese e soprattutto a missili.

Intanto dal 2020 entrerà in uso la superarma: il cannone elettromagnetico con proiettili al tungsteno. Il cannone sfrutta la creazione di campi magnetici per lanciare proiettili conduttivi al tungsteno a una velocità che può raggiungere i 9 mila chilometri orari sul livello del mare e una distanza di quasi duecento chilometri.

Questi proiettili pesano poco più di dieci chili e possono essere immagazzinati all’interno della nave. La Marina americana punta a fissare il prezzo di un proiettile attorno ai 25 mila dollari al pezzo. Tra gli impegni di Donald Trump per quanto riguarda la Difesa degli Usa c’è anche quello di incrementare proprio la flotta della marina militare di quasi il 30% per un totale di 350 navi.

Non solo, a questo si aggiungono una implementazione del corpo dei Marines degli Stati Uniti fino ad arrivare a 36 battaglioni, delle forze aeree fino a 1.200 velivoli da combattimento e ad 80.000 militari in più portando l’Esercito a un incremento da 475 mila unità a 500/540 mila. Si intende inoltre sviluppare un sistema di difesa missilistica per le minacce provenienti da Iran e Corea del Nord.

A proposito del bilancio della Difesa americana, si parla di 639 miliardi con l’obiettivo di ricostruire l’apparato militare americano. Nel bilancio Trump non fa alcuna menzione specifica ad Iran, Corea del Nord o Cina. Invece nei documenti si parla di un aumento di 54 miliardi per una nuova strategia militare nazionale che riconosca la necessità di una superiorità americana non solo sulla terra, in mare, in aria, e nello spazio, ma anche nel cyberspazio.

Si immagina si possa arrivare ad una spesa per la difesa in costante aumento nei prossimi anni, fino a 800 miliardi per le forze armate nel 2022. Nel progetto di budget diminuiranno, invece, le spese destinate agli aiuti internazionali e anche quelle per tutti i ministeri, tranne quelli legati al settore sicurezza.

Eppure se gli USA avessero registrato negli ultimi venti anni spese militari in linea con il target della NATO, pari al 2% del Pil avrebbero risparmiato risorse per oltre 5.000 miliardi di dollari, pari a circa 250 miliardi all’anno, che avrebbero o potuto investire in altri capitali di spesa.

Nonostante questi calcoli gli Usa non sono disposti a rinunciare alla corsa agli armamenti e al ruolo di guardiani del Mondo, soprattutto nell’era Trump e del suo hard power.