Con il via libero di ieri del Senato vengono definitivamente aboliti i voucher mentre viene ripristinata la responsabilità solidale negli appalti. Il provvedimento, già licenziato dalla Camera, è stato approvato con 140 voti favorevoli 49 voti contrari e 31 astensioni è dunque diventata legge.
“È un risultato importante, anche se questo non ferma la nostra iniziativa per riscrivere il diritto del lavoro. La nostra mobilitazione continua per la “Carta dei diritti universali del lavoro” ha commentato il Segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “È un risultato, ha aggiunto, “frutto della nostra iniziativa e mobilitazione”.
I voucher, o buoni lavoro, del valore nominale di 10 euro (7,50 euro netti), nati nel 2003, ma di fatto diffusi a partire dal 2008, sono stati introdotti per regolare il lavoro accessorio: dalle raccolte stagionali come le vendemmie ai servizi domestici. I voucher già acquistati entro il 17 marzo scorso potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017. Continuano ad essere erogati, invece, i voucher baby sitting, fino a nuove indicazioni da parte del ministero del Lavoro. Governo e Parlamento si preparano a mettere in campo nuove norme per il post-voucher, differenziate per imprese e famiglie.
Per colmare vuoto creato dall’abrogazione dei voucher, Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro al Senato sottolinea la necessità di creare “una modalità semplice di regolarizzazione. Penso a una comunicazione telematica su una specifica piattaforma digitale presso l’Inps con la quale regolare prestazioni che nell’arco di un anno non superano con lo stesso committente i 900 euro, che siano soggette a un pagamento agevolato, lo stesso dei voucher per quanto riguarda l’Inps e Inail, versamenti contributi e assicurativi, e che siano definite nei 10 euro all’ora come nel caso dei voucher, erogati direttamente dal committente al prestatore con modalità tracciabili”.
“Insomma -continua Sacconi- una regolazione semplice, che non implichi regolazione del rapporto di lavoro, che sia neutrale dal punto di vista fiscale e degli indicatori di reddito perché questo è l’unico modo per fare emergere spezzoni di lavoro che altrimenti condanniamo alla sommersione”
Si ripristina nel frattempo la piena responsabilità in solido tra l’impresa appaltante (committente) e l’appaltatore nei confronti dei lavoratori nei casi di appalto e di subappalto: si punta così a garantire il pagamento dei trattamenti retributivi e contributivi ai lavoratori, anche in caso di cambio di appalto e di eventuali violazioni, con la possibilità di “reclamarli” direttamente al committente.