Agli analisti e commentatori non è piaciuto il discorso già celebratorio tenuto da Emmanuel Macron dopo la vittoria al primo turno e la sua successiva uscita a cena in uno dei ristoranti più di classe di Parigi (La Rotonde). Con il suo comportamento il leader del movimento En Marche!, secondo politologi e media francesi, non ha mostrato maturità e farebbe invece meglio a dimostrarsi combattivo e fare appello a fare fronte unito contro Marine Le Pen. Anche il menù (ostriche, asparagi e champagne) ha fatto parlare molto sui social media.
Nonostante il risultato del 23 aprile i mercati non si fidano dei sondaggi, che danno il candidato centrista vittorioso con 20 punti di margine il 7 maggio: il rischio è che la contesa sia più equilibrata del previsto considerato anche il pericolo astensionismo: malgrado le promesse di Macron per una società più giusta ed equa, gran parte dell’elettorato, in particolare il quasi 20% che ha votato per Jean-Luc Mélenchon – scontento dell’operato della classe politica negli ultimi anni – potrebbe essere poco motivato a votare per un ex banchiere e membro delle élite al secondo round.
Andrew Sentance, senior economic adviser di PWC, inoltre ha espresso seri dubbi sulla capacità di Macron, pur se venisse eletto, di riformare la Francia. “Tutti i presidenti che l’anno preceduto negli ultimi 30 anni non hanno fatto molto. Non ha ancora una posizione forte in Parlamento. Non ha un partito su cui fare appoggio e politicamente viene dall’ala di sinistra”.
Quello che vuole dire Sentence è che la gente e gli investitori in particolare stanno ponendo troppa fiducia in Macron e si può capire. Ma il semplice fatto che non sia Le Pen non basta. “In termini di capacità di varare le riforme di cui la Francia ha bisogno, l’impressione è che dovrà affrontare gli stessi ostacoli già incontrati dai suoi predecessori”.
Macron? “Re bambino” che crede di avere la vittoria in pugno
Domenica sera il candidato centrista, che si è aggiudicato il voto del 23 aprile con il 24% dei voti, ha poi commesso l’errore di parlare già da vincitore anche se un trionfo non è assicurato: in due settimane tutto può succedere e anche se Benoit Hamon e Francois Fillon hanno invitato il proprio elettorale a fare scudo contro Le Pen e votare compatti Macron, non è scontato che i francesi si mobiliteranno effettivamente.
Anzi, secondo quanto riferito a Bloomberg da Thomas Guenole, professore di politica all’istituto Sciences Po di Parigi, nel suo intervento Macron ha commesso l’errore di festeggiare già come se fosse stato eletto all’Eliseo, e “poi non ha trovato di meglio da fare che andare a celebrare con i suoi. Avrebbe dovuto mostrarsi come uno statista e invece così si è presentato come un re bambino“.
Con tale comportamento ha fatto il gioco di Le Pen, che punta a rafforzare negli elettori l’idea che Macron faccia parte della casta dei banchieri e dei politici nonostante la giovane età (39 anni, ma un passato professionale al gruppo Rothschild e da ministro dell’Economia). Le Pen si è poi appena dimessa da segretario del Front National, per mostrare di prendere l’impegno a diventare la candidata di tutto il popolo francese. Alla fine le basterebbe recuperare una decina punti per poter sperare di giocarsela al ballottaggio.
Se vuole sperare di vincere con un buon margine di sicurezza, Macron deve conquistare la fascia economicamente più debole della popolazione. I dati dicono che Le Pen ottiene risultati molto migliori tra chi guadagna meno di 2 mila euro al mese e il leader di France Insoumise Mélenchon, candidato carismatico di sinistra che ha portato a casa il 19,6% dei voti al primo turno grazie al voto dei più giovani e dei meno abbienti, si è sinora rifiutato di consigliare di votare per l’uno o l’altro candidato, lasciando libera scelta al suo elettorato.