SIENA (WSI) – Sale il conto per lo Stato per salvare il Monte dei Paschi di Siena e i 6,6 miliardi di euro sembrano non bastare.
Nei giorni scorsi difatti la banca centrale guidata da Mario Draghi ha fatto recapitare a Siena i risultati dell’ultimo controllo ispettivo conclusosi a febbraio, da cui sono emerse perdite superiori a quelle calcolate finora e che inevitabilmente pesano sul calcolo finale in capo allo Stato.
A ciò si aggiunge un altro problema irrisolto che riguarda la cessione delle sofferenze. La Bce, come riporta La Stampa, ha infatti richiesto che il valore di queste sia fissato nel piano sulla base delle offerte di soggetti terzi.
I prezzi di mercato sono però ancora estremamente bassi. La maxi operazione lanciata da Unicredit ha avuto un prezzo medio di poco superiore al 17 per cento del nominale. Sulla base dei valori delle sofferenze scritte nei bilanci di Montepaschi – sono attorno al 30 per cento – venderle anche solo al 20 per cento comporterebbe un’ulteriore perdita fino a circa 4,5 miliardi, con il quasi azzeramento del patrimonio netto che al 31 dicembre scorso era di 5,4 miliardi.
La ricapitalizzazione necessaria calcolata da Francoforte ammonta a 8,8 miliardi di cui 6,6 di intervento pubblico e 2,2 di bond subordinati di investitori istituzionali convertite in azioni.
“Sarebbe sufficiente per riportare il Cet1 (il principale indicatore di solidità patrimoniale) oltre il limite regolamentare, ma non abbastanza per centrare i target Srep imposti dalla Banca centrale europea”.
Da qui l’ipotesi di aumentare il conto per il Tesoro e c’è, anche chi, in Italia, porta avanti una diversa soluzione, ossia non vendere tutte le sofferenze, circa 30 miliardi dollari, così da non registrare perdite tali da abbattere il capitale, ma tale soluzione non piace a Francoforte. A Siena comunque rimangono ottimisti che il tutto possa concludersi entro giugno anche se la situazione di stallo che si è venuta a creare non piace ai correntisti la cui fedeltà alla banca senese traballa.