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Mps: conti in profondo rosso, prova a fermare emorragia clienti

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L’istituto di credito ha fatto registrare nei primi tre mesi dell’anno una perdita d’esercizio pari a 169 milioni di euro (rispetto all’utile di 93,1 milioni dello stesso periodo nel 2016), sulla quale pesa però la contabilizzazione di componenti non operative per 131 milioni di euro.

A essere incoraggianti sono le informazioni sulla raccolta diretta, cresciuta di circa 5 miliardi di euro rispetto al dicembre 2016 (+4.6%). I numeri sono stati favoriti dall’incremento delle dinamiche commerciali di conti correnti e depositi (+5,5 miliardi di euro nel trimestre).

La crisi dell’istituto con la pancia piena di sofferenze è tutt’altro che finita, tuttavia e non sappiamo ancora quale sarà l’esborso finale che i contribuenti dovranno sostenere per assicurare il salvataggio di Mps perché la banca più antica al mondo e il Tesoro continuo a mantenere riserbo sulla questione.

Secondo Joseph Stiglitz, premio Nobel dell’Economia che si trova in Italia per promuovere il suo nuovo libro sull’euro, Mps ha subito un trattamento ingiusto da parte della Bce, che ha tenuto una posizione “troppo rigida”. L’istituto centrale deve ancora dare la sua approvazione al piano. Stiglitz ha detto che “per fortuna gli Stati Uniti non hanno avuto gli stessi vincoli posti dalla Bce nel salvare le proprie banche”.

Come anticipato su queste pagine da mesi, durante le indagini condotte l’anno scorso la Bce ha rilevato ulteriori problemi nella valutazione dei crediti iscritti a bilancio. Ha deciso di conseguenza di chiedere una ricapitalizzazione “preventiva” più importante rispetto agli 8,8 miliardi di euro di capitali freschi pretesi inizialmente (di cui 6,6 miliardi a carico dello Stato).