L’Eurozona, perché sia sostenibile necessita di profonde riforme: su questo è d’accordo anche il neo eletto presidente francese Emmanuel Macron, che in campagna elettorale aveva promosso la creazione di un budget europeo. Da tempo a quest’ultimo aspetto, si affianca la battaglia politica dei Paesi del Sud Europa per la creazione degli Eurobond, i titoli di debito europei che costituirebbero delle passività garantite ad un tempo da i 19 membri dell’Eurozona. Un’idea che piace soprattutto a quei Paesi periferici che soffrono costantemente di tassi d’interesse più elevati rispetto all’Europa core. D’altro canto, la Germania si è sempre messa di traverso rispetto a questa condivisione dei rischi finanziari. Legittimo, dunque, domandarsi quale sarà la posizione di Macron su un tema così complesso per le relazioni Parigi-Berlino.
Sembra già di capire che, rispetto a tali riforme, le priorità della nuova presidenza transalpina siano altre. “Ho controllato il mio dizionario Francese-Tedesco e ‘budget comune’ non si traduce in ‘Eurobond‘”, ha dichiarato in merito il consigliere economico di Macron, Jean Pisani-Ferry, durante un panel presso il think tank Bruegel. All’indomani della elezione del presidente francese il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, aveva escluso aperture sul tema da parte di Berlino: “Posso dirvi che l’attidudine sprezzante del governo federale sugli eurobond resta valida”. Per adesso mettere i tedeschi nella condizione di fare concessioni verso riforme radicali dell’Eurozona è un azzardo, almeno finché la Germania è in “modalità elezioni”.
E’ quanto ammette implicitamente lo stesso Pisani-Ferry in un’intervista rilasciata a Politico: “Le discussioni sul futuro dell’Unione monetaria dovranno aspettare fino all’insediamento del nuovo governo a Berlino”.
Meno paziente è, invece, il premier spagnolo Mariano Rajoy, il quale ha inviato lunedì una proposta alla Commissione Ue per l’instaurazione, fra le altre cose, degli Eurobond, di un budget anticrisi e di uno schema di sussidio di disoccupazione europeo. La mossa è particolarmente significativa, considerando che il Ppe, il partito cui aderisce il movimento di Rajoy in Europa, è fra i meno propensi a questo genere di riforme.