“La ricchezza dei proprietari di case ormai è in buona parte virtuale” in Italia. Lo ha detto Andrea Guarise, fondatore e managing director di Algebria Capital, lanciando di fatto un avvertimento agli italiani, un popolo notoriamente molto ‘attaccato’ all’investimento immobiliare. E non si parla solo della prima casa, considerata il bene principale da avere: il 15% di noi è proprietario anche di una seconda abitazione.
La società di asset e risk manager attiva nella valutazione di progetti di investimento immobiliare osserva che la tendenza è stata vincente fino alla crisi del 2008. Da lì in poi i prezzi sono iniziati a scendere e le tassazioni sugli immobili di proprietà sono rimaste molto alte.
“Nonostante l’abolizione della Tasi sulla prima casa, la tassazione sugli immobili nel nostro paese continua ad essere del 30% più elevata rispetto al 2011″, ha puntualizzato al quotidiano Il Giornale, Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi ImpresaLavoro, il 23 agosto
Nel solo anno 2008 le transazioni immobiliari sono crollate di 14% in Italia. Il tutto mentre il valore della casa è continuato a scendere: come scrive Linkiesta “nel terzo trimestre 2016 i valori registrati nella zona euro sono aumentati del 3,4%, rispetto al terzo trimestre 2015 e l’Italia, insieme a Cipro, è l’unico Paese che ha fatto segnare un decremento, seppur contenuto allo 0,9%”.
Perché i prezzi della casa stanno calando? Per Guarise il ragionamento è semplice: “a chi vendo la casa se nessuno la compra? E se scelgo di tenermela, chi ci metto dentro che mi paga un affitto alto? Se invece la tengo vuota, ci pago sopra un sacco di tasse. Per assurdo, è più conveniente metterci dentro i rifugiati. Comunque vada, la casa non si rivaluta più“.
“L’italiano medio – commenta Guarise – andava a investire sul mattone perché era qualcosa di concreto – continua Guarise -, figlio di un pensiero mainstream che raccontava ai piccoli proprietari che gli immobili si sarebbero sempre rivalutati e che ci si poteva guadagnare qualcosa, rivendendoli”.
Per molti italiani con i salari che non seguono l’inflazione e la ripresa economica che tarda ad arrivare converrebbe più investire in beni mobili, che consentono maggiore flessibilità e potenzialmente anche maggiori rendimenti, piuttosto che impegnarsi in un un mutuo a lungo termine.