Quantitative easing: per qualcuno una mano salvifica, o meglio, la mano salvifica delle banche centrali, che negli anni peggiori della crisi ha impedito che interi sistemi finanziari crollassero sotto il peso di titoli piĂą o meno tossici, carta piĂą o meno straccia. Ma una mano salvifica che ora chiede il conto. Piuttosto salato.
Dopo aver ingolfato i propri bilanci di asset finanziari di diversa natura- distorcendone platealmente il valore – Fed, Bce e Bank of Japan si preparano a tornare alla normalità .
Come? Smobilizzando gli asset in questione, e dunque iniziando a drenare quella liquiditĂ monstre che negli anni nella crisi hanno iniettato sui mercati.
A dare il via sarà la Federal Reserve di Janet Yellen, che già nelle sue minute ha reso nota l’intenzione di iniziare a ridurre i $4,5 trilioni di bond.
Un vero e proprio tsunami di bond si abbatterà sul mercato, scombinando del tutto gli equilibri di domanda e offerta. Qualcuno parla già di bomba finanziaria che decreterà la fine non solo di una politica monetaria, ma dello stesso approccio degli investitori al mercato.
Sarà scritta la parola fine, prevedono i più pessimisti, su quel periodo di euforia sui mercati che è stato definito spesso “irrazionale”, fatto di buy massicci che hanno creato valori di azioni e obbligazioni totalmente slegati dalla realtà . (soprattutto, dalla realtà dei fondamentali economici).
Shyam Rajan, strategist della divisione dei tassi di Bank of America, non ha dubbi: nell’arco dei prossimi anni, la discrepanza tra la domanda e l’offerta di Treasuries (acquistati dalla Fed con i vari QE) sarà di almeno un trilione di dollari.
E proprio questa discrepanza, che Bank of America battezza con l’espressione “smoking gun” (pistola fumante), scatenerà un divario spaventoso tra l’azionario e i tassi. Al punto che, “o i tassi (sui Treasuries) dovranno salire di 120 punti base, oppure l’azionario dovrà crollare del 30%, per far sì che la domanda si avvicini alle stime sull’offerta dei Treasuries”.
Lo strategist ritiene inevitabile l’aumento dell’offerta di Treasuries anche perchè, sottolinea, il Tesoro Usa avrebbe bisogno tra l’altro di ulteriori finanziamenti, compresi tra $2 trilioni e $4,5 trilioni, nel corso dei prossimi cinque anni.
Ciò significa che il dipartimento dovrà aumentare la quantità di Treasuries offerta nelle sue aste o aggiungere nuovi prodotti, per rimpolpare le proprie casse.
Rajan va avanti sottolineando che “poche persone si stanno rendendo conto di quanto il Tesoro abbia bisogno di nuove entrate, indipendentemente dall’outlook sulla politica di stimoli economici dell’ amministrazione Trump (il famoso bazooka fiscale che rimane ancora ostaggio dei problemi vari del presidente Usa).
In particolare, il Grafico 4 mostra cosa accadrebbe nel caso in cui la Fed iniziasse a smobilizzare il proprio portafoglio e/o il Congresso approvasse la riforma fiscale targata Trump (meno tasse per aziende e cittadini, dunque meno entrate): il governo federale Usa avrebbe bisogno di entrate del valore di $800 miliardi-$1 trilione, già a partire dal prossimo anno. Il che significa, che per i prossimi cinque anni, il Tesoro avrebbe bisogno di $3 trilioni-$4,5 trilioni.
Domanda: in assenza della Fed, chi comprerĂ ? Si temono vendite, se non svendite.