La commissione Sanità del Senato ha discusso ieri il pacchetto di emendamenti per la legge di conversione del controverso decreto vaccini. La più grande novità emerge sin dalle prime righe il numero di vaccini che risulterebbero obbligatori (in caso di voto favorevole del Parlamento) sarebbero 10 e non più 12. Obbligatori diverrebbero, secondo la proposta della presidente di commissione Emilia Grazia De Biasi, le vaccinazioni: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus injluenzae tipo b; e, per i minori di età compresa tra zero e sedici anni sono altresì obbligatorie e gratuite quelle: anti-morbillo; anti-rosolio; anti-parotite; anti-varicella.
Ridurre il volume dei vaccini obbligatori è una buona mossa? Non è di questo parere Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), il quale, raggiunto da Wired, ha dichiarato che: “La possibile riduzione nel numero di vaccini obbligatori rischierebbe di creare ancora più confusione nel panorama attuale già caotico”. Secondo l’esperto non deve passare il messaggio che esista una gerarchia fra i vaccini in quanto “tutte le vaccinazioni obbligatorie sono essenziali per la tutela della salute dei bambini, anzi noi come società scientifica proponiamo di introdurne anche un tredicesimo alla lista: quello contro lo pneumococco”.
In una nota la Sip ha chiarito che la somministrazione contemporanea di più vaccini non costituisce un problema per la salute: “È scientificamente dimostrato che il sistema immunitario del bambino sarebbe in grado di sostenere la somministrazione di tutti i vaccini contemporaneamente”, comunica la società italiana di pediatria “a oggi non è auspicabile tornare indietro sul numero delle vaccinazioni. Possiamo immaginare che in futuro, quando avremo creato una cultura della vaccinazione, non sia più necessaria l’obbligatorietà. Ma in questa situazione, abbiamo bisogno di questo strumento straordinario”.
Una posizione più sfumata è quella espressa, sempre a Wired, dal docente Guido Silvestri (Università di Atlanta, già punto di riferimento del M5s sul tema): “Lasciar fuori l’antimeningite B e C può aver senso, considerando le meningiti infantili come malattie sporadiche e che i portatori sani non sarebbero comunque stati coinvolti nelle vaccinazioni obbligatorie perché adulti; nel caso del vaccino contro il meningococco B bisogna anche considerare che non sappiamo esattamente quando dura la protezione”. Meglio sarebbe procedere a inserire il vaccino contro lo pneumococco, ha detto l’esperto.