La Bce uscirà dalla politica monetaria ultra espansiva degli ultimi anni con prudenza e flessibilità. Lo spiega Benoit Coeuré, uno dei sei membri del comitato esecutivo della Bce, in un’intervista a La Stampa e Le Monde L’aumento dei tassi di interesse sarà un passaggio delicato per i Paesi ad alto debito e per questo l’Italia deve andare avanti con le riforme. L’aumento dei tassi è frutto del consolidamento della crescita, precisa Coeuré, e di un’area euro che è tornata in fase di espansione economica. Tuttavia:
“Resta molto da fare perché la situazione persista nel tempo. Occorre rafforzare la crescita strutturale di ciascun Paese e rendere l’area dell’euro più resistente agli choc“.
Benoit Coeuré si esprime anche sul futuro dell’Unione europea, dove le differenze fra le grandi economie complicano il rafforzamento delle istituzioni comuni. Coeuré pensa a un Ministero delle Finanze europeo dotato di risorse comuni ma precisa che “non bisogna mettere il carro davanti ai buoi”. La convergenza fra le economie degli Stati Ue potrà allontanare diffidenze e pregiudizi verso l’idea di un bilancio comune.
In vista di politiche monetarie meno accomodanti delle banche centrali, i rendimenti obbligazionari globali sono in aumento. Per molti anni il mercato delle obbligazioni si è tenuto su rendimenti bassi e bassa volatilità. Ora le decisioni delle banche centrali stanno cominciando a cambiare la situazione. La Fed ha già proceduto a due aumenti dei tassi di interesse nel corso dell’anno e sono in cantiere un piano per ridurre il bilancio e forse un nuovo aumento dei tassi entro la fine del 2017. La Bce il 9 giugno ha lasciato il costo del denaro invariato, ma ha tolto il riferimento a “tassi più bassi” rispetto ai valori attuali.
Secondo Coeuré, per evitare che la riduzione del sostegno monetario semini il panico sui mercati, fondamentale è che l’adeguamento degli strumenti della Bce tenga conto delle prospettive di inflazione, e questo sarà fatto. Le pressioni inflazionistiche sono ancora deboli e, dice il banchiere, non c’è motivo ancora per il momento di rivedere le strategie.
Jens Weidmann della Bundesbank, che dalle sue ultime dichiarazioni più neutre e meno parziali sembra voglia prepararsi a lanciare la sua candidatura alla successione di Mario Draghi in testa alla Bce, ha sottolineato che la ripresa economica in atto in Eurozona “apre le prospettive a una normalizzazione della politica monetaria”.