Torniamo ai parametri di Maastricht, avvicinandoci al deficit del 3% per liberare risorse da destinare alla riduzione delle tasse.
Si calcola che l’operazione libererebbe una cifra significativa pari ad una manovra finanziaria o legge di stabilità come si chiama adesso, di circa trenta miliardi di euro e spalmata nell’arco di un quinquennio corrispondente alla vita di una legislatura “tedesca”[1].
Insomma, cose grosse, non parliamo più di “zero virgola” a cui i nostri politici – vecchi e nuovi – ci hanno abituato da alcuni decenni.
L’operazione, se trova l’appoggio degli euro burocrati, consentirebbe alle famiglie di avere più soldi da destinare ai consumi e alle imprese di ripartire con nuovi investimenti ed opportunità occupazionali.
Questa è una delle ricette della nostra politica economica descritta dall’ex Premier ed attuale Segretario del partito democratico: “Avanti” si chiama e non poteva avere un nome diverso.
Nel corso di un’intervista al Tg2, Matteo RENZI, nella veste di autore del libro e leader del Partito democratico, per commentare la sua fatica editoriale di prossima pubblicazione, afferma:
“Nel mio libro faccio una proposta: buttiamo giù il debito ma torniamo a Maastricht e a un deficit del 3%, per dare ossigeno economia. Rottamiamo il Fiscal Compact e tiriamo giù le tasse a famiglie con figli, ad artigiani e piccoli imprenditori, e a chi non ce la fa. Non sia solo l’idea del Pd ma di tutti i partiti da portare in Europa; negli altri Paesi in Europa si va insieme. Gli altri partiti accettino questa proposta, perché abbassare le tasse non serve al Pd ma al Paese”.
In verità, io che ho qualche anno in più aggiungo che di abbassare le tasse ne sento parlare da sempre, in pratica da prima di nascere con il motto di “pagare tutti per pagare meno” ma, siccome l’evasione è da sempre la nostra palla al piede, costante se non in crescita, in pratica non si è mai ridotto niente, anzi è successo esattamente il contrario: tassazione sempre aumentata!
“Dobbiamo uscire dallo stillicidio della trattativa mensile con Bruxelles e proporre al mondo finanziario ed economico un piano industriale degno di un paese solido e credibile” ha aggiunto ancora l’ex Premier.
Nello stesso tempo si propone di abolire il famigerato “Fiscal compact” il c.d. pareggio di bilancio, fissato qualche anno addietro addirittura in Costituzione e oggi da molti ripensato, compreso quelli che l’Accordo lo firmarono in sede Europea.
E come dargli torto?
E invece a dargli torto è intervenuto l’ex segretario del Partito democratico – al secolo Pier Luigi BERSANI – il Ministro delle lenzuolate liberalizzatrici all’epoca del Governo Prodi, quello che ha voluto concedere la libertà di lavorare anche il lunedì a tutti i “figaro” in circolazione – dicendo che “Cinque anni di riduzione delle tasse in deficit? Si tratta dell’eterna e fallimentare ricetta di tutte le destre del mondo. I partner europei si possono contestare e contrastare, ma è pericoloso pensare di prenderli in giro”.
Insomma il politico che voleva mettere un tetto al contante reale, massimo 100 euro per ogni transazione arrivo a dire all’epoca del tandem “Bersani-Visco” alle finanze.
Abbassare le tasse è una ricetta di destra?
No Onorevole BERSANI, non ci siamo!
Abbassare le tasse è un provvedimento di buon senso che risponde ad una logica di una comunità interessata a sopravvivere e che, anche senza volerlo, è costretta a fare i conti, quotidianamente, con i soldi che gli restano in tasca, sia nella veste di persona fisica – privato consumatore – che in quella dell’imprenditore, come colui che deve avviare ovvero ampliare un’attività economica, quale unica strada per creare benessere e occupazione.
Abbassare le tasse non deve essere solo un obiettivo condivisibile, ma un percorso indispensabile se vogliamo superare le previsioni dello “zero virgola” a cui ci avete abituati.
Amen!
[1] Da noi la legislatura ha una durata media di 12/18 mesi al massimo!