Al contrario di quanto sostengano il Financial Stability Board (Fsb) e la Federal Reserve, non è vero che il sistema finanziario globale gode di buona salute. Se a dirlo è uno come Mohamed El-Erian, chief economic adviser di Allianz e tra i più seguiti guru dei mercati finanziari, forse vale la pena alzare la soglia di allerta.
Sulle pagine di Project Syndacate, il portale che raccoglie gli interventi di alcuni tra i più autorevoli economisti e commentatori economici al mondo, l’esperto prende le distanze da alcune affermazioni attribuite a Janet Yellen, presidente della Banca centrale americana (“può darsi che il mondo non sperimenti un’altra crisi finanziaria nel corso della nostra vita”) e al Fsb, un organismo internazionale che vigila sul sistema finanziario mondiale (“sono in via di eliminazione le ‘forme tossiche’ dei sistemi bancari ombra”).
“Le continue misure adottate per irrobustire il sistema finanziario globale hanno senza dubbio pagato, specialmente in tema di rafforzamento dei cuscinetti di capitale e pulizia dei bilanci, in importanti porzioni del sistema bancario – premette El-Erian -. Ma è troppo presto per concedere al sistema finanziario nel suo complesso un certificato di buona salute. Il alcune aree dell’Europa, i tentativi di puntellare gli istituti di credito sono ancora molto arretrati e, soprattutto, i rischi finanziari hanno continuato a migrare verso attività non bancarie”.
Tre rischi spiccano all’orizzonte secondo il businessman di origini egiziane. La prima. le banche, sottoposte a regole più stringenti, hanno cessato determinate attività, lasciando spazio a operatori che non sono soggetti agli stessi standard normativi.
In secondo luogo, alcuni segmenti del mercato sono alle prese con una “illusione di liquidità”: certi prodotti promettono condizioni di liquidità che potrebbero non essere in grado di mantenere, specie in alcune aree particolarmente vulnerabili all’aumento della volatilità; qui il gestore cita espressamente i bond high yield e le obbligazioni societarie dei Paesi emergenti.
“Allo stesso tempo – sottolinea – mentre gli exchange traded fund proliferavano, i broker si sono rimpiccioliti in relazione ad utilizzatori finali sempre più grandi e complessi”.
Il terzo fattore da monitorare è legato al potenziale impatto della tecnologia sul sistema finanziario, alimentato dall’innovazione su vari fronti, big data, intelligenza artificiale, mobilità.
“Le attività fintech sono regolamentate in modo inadeguato e devono ora essere testate da un intero ciclo di mercato. Probabilmente – conclude l’esperto – una crisi finanziaria sistemica in grado di minacciare la crescita e la prosperità economica su scala globale non nascerà nel sistema bancario. Ma sarebbe prematuro affermare che abbiamo gettato alle nostre spalle tutti i rischi inerenti al sistema finanziario. Poiché questi sono migrati fuori dal circuito bancario, regolatori e supervisori dovranno intensificare i propri sforzi e allargare il proprio sguardo oltre le banche”.