I media tedeschi, fra il 2015 e il 2016, non hanno esercitato sufficiente senso critico in merito alla gestione della crisi dei migranti “ignorando il loro ruolo professionale e la funzione illuminante dei loro mezzi di comunicazione”: a scriverlo è una ricerca di quasi 200 pagine firmata dalla Hamburg Media School e dall’Università di Lipsia e anticipata dall’autorevole settimanale Die Zeit. Il lavoro è frutto di un monitoraggio concentrato fra il febbraio 2015 e il marzo 2016, il più caldo sul fronte della rotta migratoria balcanica, nel quale sono stati messi al setaccio gli articoli del Die Welt, della Frankfurter Allgemeine Zeitung, della Süddeutsche Zeitung, del Bild, oltre a diversi media regionali (tutti non televisivi).
Il risultato è stato, nelle parole del primo autore della ricerca, l’avallo completo della “cultura del benvenuto trasfigurato in una sorta di parola magica” e un appoggio acritico degli “slogan della élite politica” sulla necessità di accogliere i migranti per contrastare, fra le altre cose, l’invecchiamento del popolo tedesco. Secondo il coordinatore della ricerca, il professor Michael Haller, la questione dei profughi è stata trattata con “troppo sentimentalismo buonista e troppe poche domande critiche verso i responsabili”. La mancanza di obiettività dei media su questo argomento-chiave sarebbe alla base della polarizzazione e della spaccatura sociale che ha visto crescere i consensi per partiti come Alternativa per la Germania (Afd). In tale clima culturale le voci critiche avrebbero taciuto per paura di essere tacciate come xenofobe.
La pubblicazione ufficiale dello studio è prevista per lunedì prossimo, a cura della Fondazione Otto Brenner.