Ci sono due grandi fattori che tra qualche settimana, in agosto, rischiano di minacciare la fase rialzista dei mercati azionari. Si tratta del primo pericolo reale di vero rintracciamento in quasi un anno, un lasso di tempo che ha visto un trend gradualmente positivo per le Borse di tutto il mondo e in particolare degli Stati Uniti.
Dopo gli eccessi al rialzo in seguito alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso novembre (periodo del cosiddetto “Trump rally“), i listini dell’azionario a Wall Street hanno rallentato la corsa, pur senza mai precipitare o mostrare segnali di instabilità. L’azionario è sostenuto dalle condizioni economiche in miglioramento, dai mercati creditizi robusti e dalla buon andamento dei risultati trimestrali societari.
Detto questo, la capacità del mercato azionario di continuare a inanellare performance positive una dopo l’altra potrebbe essere compromessa da un paio di ostacoli maggiori, che potrebbero rivelarsi troppo grossi da sormontare. Un esempio di come le cose potrebbero cambiare in fretta sui mercati lo offre l’azionario europeo.
Una delle scelte preferite di asset manager e grandi fondi, complice il rafforzamento dell’euro l’azionario europeo ha perso più del 4% rispetto ai massimi testati di recente. La reazione dell’azionario alle trimestrali societarie Usa generalmente positive è stata quella di vendere (sell the news) piuttosto che di comprare i titoli relativi.
La CNBC ha elencato i fattori da monitorare con attenzione per capire se il mercato imboccherà un’altra direzione quest’estate.
Due forze minacciano l’azionario in agosto
La prima forza che potrebbe incidere è l’elemento ‘stagionale’. Per ragioni ovvie come quella della scarsa liquidità dei mercati che alimenta la volatilità, agosto è sempre stato un periodo difficile per l’azionario. Tuttavia, dopo che febbraio non è stato così debole come ci si attendeva e dopo che maggio – un altro mese storicamente di ribassi per i mercati – ha sorpreso in positivo, con i guadagni dell’azionario che non hanno fatto una piega, anche il prossimo mese potrebbe andare in controtendenza rispetto ai trend storici.
L’altro problema riguarda il morale troppo ottimista dei trader. Anche quegli strategist che sinora hanno espresso ottimismo sulle prospettive di mercato hanno lanciato segnali d’allarme citando per esempio i sondaggi condotti tra gli investitori, che denotato un sentiment eccessivamente positivo, che non pone a favore di ulteriori rialzi in Borsa.
Ci sono troppi rialzisti sul mercato (90% del totale). Un mercato azionario così compiacente presenta dei rischi. Anche se si guarda alle attività del mercato delle opzioni, all’andamento dell’indice della volatilità e ai livelli di cash in portafoglio degli investitori istituzionali e retail, si arriva alla medesima conclusione: i trader scommettono su ulteriori record in Borsa.
Basterebbe questo per stare in allerta. Ci sono elementi evidenti che fanno pensare che le Borse siano giunte ormai al culmine della fase rialzista, come ad esempio il fatto che i titoli dell’azionario siano storicamente sopravvalutati rispetto alle stime degli utili delle aziende quotate (rapporto P/E).
Dal punto di vista tecnico l’indice S&P 500 pare destinato a raggiungere quota 2.500. Per riuscirci basterebbe un altro incremento dell’1%. Il numero rappresenterebbe un valore di due terzi superiore al livello di 1.500. Il tutto mentre il settore hi-techha riconquistato la vetta massima degli Anni 2000. Il Nasdaq è in striscia positiva da 10 sedute di fila.