Il titolo Microsoft (MSFT, vedi QUATAZIONI INTERATTIVE) registra questa mattina una cessione del 2,54% dopo la seduta nera di ieri, quando i mercati erano in attesa della sentenza destinata a segnare un’importante vittoria dell’antitrust americano.
Il nervosismo degli investitori non trova pero’ conferma nella valutazione fatta dalle principali banche d’investimento di Wall Street: proprio oggi PainWebber e SG Cowen hanno confermato il proprio rating sul titolo Microsoft, considerato rispettivamente “buy” e “strong buy”.
Dopo l’ondata di vendite che ha bruciato il 7,6% della capitalizzazione di mercato – facendo scivolare il gigante del software al terzo posto, dopo General Electric (GE) e Cisco Systems (CSCO) nella classifica mondiale delle principali societa’ – gli analisti, con pochissime eccezioni, considerano il prezzo attuale un’ottima opportunita’ e prevedono una crescita sino a 140 dollari nei prossimi 12 mesi.
Nonostante il giudice Thomas Jackson abbia pronunciato un verdetto di condanna, Microsoft “si trova comunque in una posizione invidiabile, sia dal punto di vista delle tecnologie che come investimento”, e’ il parere di George Godfrey, analista di ING Barings.
Analizzando l’andamento del titolo dal 18 maggio 1998 – il giorno in cui il dipartimento della Giustizia Usa e 19 Stati americani hanno aperto l’iter giudiziario contro Microsoft per pratiche di monopolio e concorrenza sleale – a oggi, il valore delle azioni e’ piu’ che raddoppiato, passando da $44,7 a 90,87 dollari.
La sentenza di ieri non cambia nulla nelle prospettive immediate per Microsoft: sono stati proprio Bill Gates e Steve Ballmer, rispettivamente presidente e amministratore delegato della societa’ a ribadirlo, mentre hanno annunciato il ricorso in appello.
Il dipartimento della Giustizia Usa e i procuratori generali dei 19 Stati che si sono uniti nella causa contro Microsoft dovranno ora mettersi d’accordo su quali rimedi chiedere al tribunale per impedire che Microsoft continui a violare le leggi antitrust, ma il fronte e’ profondamente diviso.
Le opzioni vanno dalla cosiddetta “soluzione spezzatino”, ovvero lo smembramento della societa’ in tre o quattro divisioni indipendenti, all’imposizione di sanzioni e all’obbligo di rendere pubblici i codici sorgenti di Windows. Quest’ultima misura consentirebbe a tutte le softwarehouse indipendenti di sviluppare programmi applicativi per l’ambiente Windows, togliendo a Microsoft la discrezionalita’ sulla collaborazione da offrire ai programmatori esterni.
Indipendentemente dalle richieste e dalla decisione del giudice, la societa’ di Bill Gates potra’ continuare ad avere le mani libere in una fase cruciale del suo posizionamento sul mercato informatico.
Con il lancio di Windows 2000, Microsoft punta a conquistare il segmento dei server, i grandi computer che gestiscono i servizi Internet e, attraverso questa testa di ponte, affermarsi nel settore dell’elettronica di consumo, imponendo la propria tecnologia per computer tascabili, cellulari intelligenti, sistemi per la televisione via cavo, consolle per videogiochi che consentono di navigare in Rete.
Sono proprio questi “Internet device”, secondo gli esperti, il futuro dell’informatica, ma nonostante massicci investimenti, Microsoft ha ricavato lo scorso anno da questo segmento solo 1,78 miliardi di dollari, contro gli $8,59 miliardi di fatturato sviluppato con i sistemi operativi Windows (95, 98, NT) e gli $8,69 miliardi di Office.
Steve Ballmer ha annunciato che parlera’ personalmente con i grandi clienti e i partner per rassicurarli che i piani della societa’ vanno avanti e che Microsoft e’ in grado di vincere la sfida anche nell’era del superamento dei personal computer. “Credo in questa societa’ oggi come non mai”, ha detto Ballmer con rabbia e orgoglio.
“Anche a voler considerare lo scenario peggiore, quello dello smembramento – nota Roy Papp, che attraverso il L. Roy Papp Stock Fund e’ un grande investitore Microsoft – non vedo una grande differenza. Gli azionisti di Standard Oil e di At&t hanno avuto un guadagno dalla divisione in piu’ societa’ indipendenti. Credo di non aver nulla da temere”.