Michael Rapoport, autorevole editorialista finanziario di Dow Jones & Co., non si preoccupa di passare per una Cassandra e spiega in quattro punti perche’ il settore tecnologico scendera’ ancora. La caduta potrebbe essere di un ulteriore 40%.
1)Anche utilizzando i criteri di valutazione preferiti dai fanatici dell’hi-tech, i prezzi sono su livelli vergognosamente alti.
Ammettiamo pure che il rapporto prezzo – fatturato, il modo in cui i sostenitori della “nuova economia” calcolano il valore dei titoli di aziende che non producono utili, sia un criterio affidabile. Microsoft (MSFT) e’ attualmente scambiato circa 21 volte il fatturato dell’ultimo trimestre, Intel (INTC) 15 volte e Cisco Systems (CSCO) circa 34 volte. Dando per buone le aspettative di crescita che i mercati hanno per i titoli Internet, la loro valutazione dovrebbe rientrare negli stessi parametri di questi tre giganti.
Le cose non stanno in questo modo. Quelli che Edward Kerschner, capo delle strategie d’investimento di PaineWebber, chiama i “nuovissimi industriali”, un gruppo di 20 titoli high-tech quotati al Nasdaq da meno di 5 anni, sono stati scambiati su quotazioni che corrispondono a circa 61 volte il fatturato. Scorrendo il listino poi, e’ facile accorgersi che almeno 25 societa’ Internet sono su quotazioni che superano di 100 volte i ricavi. Il caso piu’ eclatante e’ quello di Akamai Technologies Inc. (AKAM) che, dopo essere crollato del 43%, e’ ancora 2.850 volte il volume di vendite sviluppato nel 1999.
I nuovi criteri di valutazione, piu’ che nuovi, sembrano folli.
2) La Federal Reserve non ha ancora finito.
Dopo aver alzato i tassi d’interesse per 5 volte dal giugno dello scorso anno, ne’ l’economia americana ne’ la Borsa hanno frenato il passo.
I teorici della “nuova economia” sostengono che il costo del denaro non danneggia le finanze delle societa’ high-tech, ma anche se questo fosse vero, il rialzo dei tassi potrebbe avere comunque un effetto sui prezzi di Borsa.
Una delle ragioni principali che hanno consentito ai titoli tecnologici di crescere cosi’ tanto negli ultimi anni e’ stato il surplus di liquidita’ che gli investitori hanno avuto a disposizione.
Ripetuti interventi della Fed diminuiranno la disponibilita’ degli investitori, facendo mancare uno dei tasselli foindamentali che hanno sostenuto la crescita dei titoli high-tech.
3)La Securities and Exchange Commission (SEC), la Consob americana, sin dall’autunno scorso ha espresso chiaramente viva preoccupazione per come molte societa’ Internet calcolano i propri fatturati.
I regolamenti della Sec per la compilazione dei bilanci prevedono che le aziende considerino per il fatturato le vendite effettivamente perfezionate e non quelle che lo saranno nel giro di mesi o di anni.
MicroStrategy Inc. (MSTR) e’ stata la prima vittima dell’applicazione dei regolamenti: quando e’ stata costretta a riscrivere il proprio bilancio, il titolo e’ precipitato.
4)Un’altra ragione per cui i prezzi sono troppo alti nel settore tecnologico e’ che non circola un numero di azioni sufficiente a soddisfare la domanda dei mercati.
Le previsioni indicano tuttavia che un’ondata di Ipo (offerte pubbliche di vendita) si riversera’ sui mercati. Le stime parlano di un totale di 2,4 miliardi di azioni disponibile nel prossimo mese. Certo non tutte queste azioni saranno vendute, ma l’effetto sara’ quello di stringere la discrepanza fra domanda e offerta, raffreddando bruscamente le quotazioni.
(Adattamento e traduzione da un articolo originale di Michael Rapoport di Dow Jones & Co.)