MOSCA (WSI) – Non solo con la Corea del Nord ma anche con la Russia. E’ alta la tensione tra Washington e Mosca e oggetto del contendere le forniture di gas naturale per l’Europa che finora ha visto il dominio assoluto del Cremlino che controlla il 35% del fabbisogno europeo, per un totale di 122 miliardi di metri cubi, con ben 13 paesi del Vecchio Continente che dipendono dalla Russia per il 75%.
Dall’altra parte del mondo però gli Stati Uniti con il presidente Donald Trump vorrebbero rimettere in discussione tale primato. Dall’anno scorso infatti è stato dato il via libera all’export di gas naturale liquefatto in tutto il mondo, e da Sabine Pass, al confine tra Texas e Louisiana sono partite le prime consegne, con destinazione Asia e Africa.
A far irritare il Cremlino la Clean Ocean, la nave cisterna battente bandiera americana che a giugno ha attraccato in Polonia, effettuando così la prima consegna in un paese dell’Europa dell’est.
Gli Usa non useranno mai l’energia per ricattare il vostro Paese e non possiamo permettere ad altri di farlo.
Queste le parole del presidente Trump riferendosi alla Russia, la potenza energetica che ha tenuto la regione in ostaggio nel passato.
A Bruxelles l’ipotesi di diversificare in favore degli Usa non dispiace. Da qui i nuovi obiettivi fissati da Washington che mira ad esportare 105 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2020. Ma Mosca non sta a guardare e si fa forte grazie al potere di ridurre i prezzi. Secondo quanto reso noto dal Wall Street Journal si parla di un costo di 6,29 dollari per milione di British termale unit – l’unità di misura utilizzata in questo commercio – per il gas americano contro i 4,86 dollari di quello russo.
A fronte di costi minori inoltre la Russia punta al Nord Stream 2, condotta di fornitura europea da circa 1200 chilometri che passa sotto il Baltico aggirando l’Ucraina, che consentirebbe di concentrare l80% dell’export di gas russo in Europa su un canale unico. La sfida è aperta.