Anche se la Federal Reserve ha espresso la volontà di ridimensionare, a partire da settembre, il suo enorme bilancio da 4.500 miliardi di dollari, un navigato gestore dei mercati non ci crede. Peter Schiff, AD di Euro Pacific Capital, ritiene che sia “impossibile” per la Fed ridurre il suo bilancio ‘monstre’.
Il budget della banca centrale Usa “esploderà ancora di più”: lo ha detto Schiff in un’intervista concessa al sito finanziario The Street. “Il bilancio si gonfierà a 10 mila miliardi. “Non riusciranno mai a diminuire la mole di titoli di Stato e derivati legati ai mutui che hanno iscritta a bilancio”.
I programmi di Quantitative Easing di Bce e Fed, piani di acquisto di titoli obbligazionari e altri asset, hanno aiutato i mercati a risalire la china dopo la grande crisi finanziaria di nove anni fa, ma sono stati meno efficaci nel rilanciare le attività di prestito di famiglie e consumatori, con l’economia reale – in particolare quella dell’Eurozona – che ha fatto fatica a rimettersi in moto.
Schiff non crede alle promesse di Janet Yellen e soci: “Non mi interessa quello che dice la Fed” ha detto il gestore che aspetta di vedere la Fed passare ai fatti. “Per anni hanno parlato di alzare i tassi di interesse senza poi fare nulla”.
Un ex assistente del Segretario al Tesoro britannico ha paragonato i programmi di Quantitative Easing a una droga come l’eroina e ha lanciato un appello perché venga messo fine all’iniezione di denaro nelle vene del sistema da parte delle banche centrali. L’appello arriva proprio in concomitanza con l’appuntamento di Jackson Hole, negli Stati Uniti, dove Yellen e Mario Draghi della Bce potrebbero – almeno così sperano i mercati – dare indicazioni aggiuntive sulle loro prossime mosse strategiche.
È ormai da quasi un decennio che sono in vigore piani di acquisto di titoli sul mercato e Nicholas Macpherson, che lavorava al Tesoro quando la Banca d’Inghilterra ha iniziato a comprare bond governativi per far ripartire l’economia dopo la crisi finanziaria scattata in Usa con lo scoppio della bolla dei mutui subprime, sostiene che è ora di dire basta e “passare ad altro”.
Economisti e analisti sono divisi sull’impatto che ha avuto su economia e mercato il programma di Quantitative Easing. Sicuramente ha contribuito a una ripresa di Stati Uniti, Europa e Regno Unito, ma è inspiegabile – visti i suoi effetti collaterali, dice Macpherson – che sia ancora in uso nove anni dopo la recessione.
Nel 2007 la crisi dei mutui subprime ha messo in ginocchio l’economia americana, spingendola in una fase di profonda recessione. Ben presto sono stati contagiati anche altri stati occidentali, e in alcuni Stati europei – come quelli meno virtuosi dell’Eurozona, soprannominati “PIIGS” – la spirale recessiva si è aggravata con l’arrivo di un’altra crisi, quella del debito sovrano.
Qe, Bundesbank chiede di staccare spina a fine anno
Ma ora l’economia sembra essere in ripresa e Macpherson e altri commentatori non si capacitano del perché le banche centrali di Regno Unito e area euro si ostinino a mantenere tassi zero o negativi e a comprare titoli sul mercato. L’inflazione fiacca viene citata da Draghi come la ragione principale di un perdurare delle politiche ultra accomodanti, ma l’economia sta dando segnali di ripresa anche nella ritardataria Eurozona.
Aumentano dunque le pressioni su Draghi per chiarire la posizione della Bce e annunciare i tempi e modi del processo di tapering. In una nuova offensiva contro i piani di allentamento monetario, il numero uno della Bundesbank e candidato in pole position per prendere il posto di Draghi nel 2019, ha esortato il board dell’istituto centrale di Francoforte a interrompere il Quantitative Easing nel 2018.
“Secondo le nostre previsioni di giugno – ha detto Jens Weidmann al magazine Boersen-Zeitung – non c’è l’esigenza reale di prolungare per il prossimo anno il programma di acquisto” di bond. “È necessaria piuttosto una uscita ordinata” dalle droghe monetarie.