Il Dalai Lama nazionale, al secolo Andrea Orlando è convinto che il prossimo Premier non sarà Renzi.
A sentire ma soprattutto vedere all’opera il nostro Ministro di Grazia e Giustizia, al secolo Andrea Orlando – grande sconfitto alle Primarie del Partito democratico svolte lo scorso 30 aprile 2017 – si resta sconcertati ma che dico, allibiti.
Questo signore, votato dal condominio dove risiede e qualche parlamentare in cerca di candidatura alle prossime elezioni del 2018, l’altro giorno è tornato sul tema della leadership del Partito e, ancora una volta, dall’alto della sua poltrona e del 20% scarso raccolto fra gli iscritti al PD, ha tuonato:” il prossimo Premier non sarà Renzi. Serve una coalizione larga”.
Serve una coalizione larga: bisogna riprendere il dialogo a sinistra per non rischiare la ingovernabilità.
Insomma, gli iscritti al PD, scrivente compreso, ovvero il 70% che ha votato Matteo Renzi a Segretario, conta quanto il “due di coppe” alla scopa, cioè “zero e porta zero”.
Ma questo giovane e aitante Guardasigilli, esponente di spicco della c.d. minoranza del Partito democratico che, dal tipo di interventi svolti a cadenza ravvicinata ci aggiorna, ci illustra il suo pensiero anche costringendoci ad assistere, a parti invertite, come se fosse un esponente di punta o meglio di vertice, in grado di scrivere e delineare la storia futura della politica nazionale.
Con questa interpretazione, sembra vedere la politica nazionale letta al contrario, come quando si legge un libro ma non iniziando dall’inizio della storia ma dall’indice, come nelle “previsioni a rovescio”.
Iscritti al PD
Come iscritto al Partito democratico, forte sostenitore del progetto riformatore, naufragato il 4 dicembre 2016 grazie all’accozzaglia, faccio parte del popolo del SI, il popolo del 41%, quel popolo che non ha creduto come qualcuno sosteneva, che nell’arco di sei mesi si sarebbe presentato un progetto di Riforma costituzionale degno di questo nome.
I fatti mi hanno dato ragione: chi lo diceva, esponenti di punta della ripetuta accozzaglia, specialisti del tirare a campare, quelli che sanno solo aprire tavoli e parlare, parlare e parlare senza mai decidere, senza mai assumersi delle responsabilità. Sono personaggi noti che gli italiani conoscono bene e che da trent’anni gironzolano in Parlamento – anno più o anno meno –.
In pratica, specialisti del tempo perso.
Chi le scrive invece, fa parte, più convinto di prima, di quel popolo del SI al referendum costituzionale – 13 milioni di italiani aventi diritto al voto – che ancora credono che l’Italia si possa cambiare, la burocrazia si possa ridurre e combattere efficacemente la corruzione.
Un popolo che si illude che i parlamentari si possano ridurre, i processi amministrativi e legislativi si possano semplificare e che si possano ridurre i costi della politica anche abolendo gli enti inutili.
Forse sarò un illuso, ma come me vedo che i sogni sono contagiosi e la speranza mi creda, è l’ultima a morire.
Noi siamo un polo di sognatori e chi non sogna è già morto, forse anche senza saperlo!
Egregio Ministro Orlando, non si disperi, il popolo del SI è molto attento e, almeno quanto lei, tiene alla governabilità di questo disgraziato Paese, incapace di avere una legge elettorale decente ma in grado di produrre – record negativo al mondo – un Governo all’anno a cominciare dal 1948.
Il 41% è un obiettivo non solo auspicabile, ma certamente possibile nella misura in cui si riprende il Processo riformatore momentaneamente interrotto.
L’Italia non può più tirare a campare, bisogna scegliere, fare le riforme che servono, bisogna decidere e per questo il popolo del SI osserva e aspetta, in stand by!