ROMA (WSI) – Dopo i crac di banca Etruria, banca Marche, CariChieti, CariFerrara e da ultimo Popolare di Vicenza e Veneto banca, Bankitalia finisce sotto i fari della procura romana che vuole vederci chiaro sulle responsabilità dell’istituto guidato da Ignazio Visco.
Come scrive Il Fatto Quotidiano la procura capitolina ha aperto un fascicolo di indagine sulla vigilanza della Banca d’Italia. L’indagine è stata affidata al procuratore capo Giuseppe Pignatone e ai sostituti Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell’indagine su Veneto Banca. L’indagine riguarda il caso di BIM, Banca Intermobiliare e fa seguito a un memoriale depositato il 30 giugno scorso dall’avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, per conto del suo assistito Pietro D’Aguì, ex amministratore delegato della banca.
Nei dettagli l’indagine mette in luce ipotesi di reato in ispezioni della vigilanza di via Nazionale che a questo punto appaiono sospette. A seguito di tali ispezioni Pietro D’Aguì fu cacciato e la Vigilanza di Bankitalia impedì la cessione dell’istituto per 562 milioni a una cordata capeggiata dallo stesso D’Aguì. Oggi però la stessa banca è in vendita ad un prezzo nettamente inferiore, circa 100-150 milioni, e a manifestare interesse sono quattro fondi tra cui i favoriti Attestor e Warbur Pincus.
La Procura capitolina quindi vuole vedere chiaro anche nel comportamento della vigilanza “in relazione al mancato acquisto della Bim da parte di una cordata di investitori guidata da D’Aguì, e sui “motivi reali del mancato consenso all’operazione da parte delle autorità di vigilanza”. Come scrive il Fatto:
“Nell’agosto 2014, D’Aguì con numerosi soci tra cui Carlo De Benedetti, Luca di Montezemolo e il fondo britannico Duet Alternative Investment, ha contrattato il riacquisto di Bim per 562 milioni. Dopo mesi di tira e molla, il 16 giugno 2015 la vigilanza europea, su proposta della Banca d’Italia, ha comunicato il diniego all’operazione con lettera del presidente della Bce Mario Draghi. Secondo D’Aguì in quella procedura sono state inserite notizie false sulla sua situazione processuale che avrebbero determinato la mancanza dei requisiti di onorabilità per il leader della cordata, e quindi il diniego. L’operazione avrebbe attenuato la crisi di Veneto Banca rimpolpandone il patrimonio di vigilanza di circa 50 preziosi punti base. A distanza di soli due anni il commissario liquidatore Fabrizio Viola sta vendendo la Bim per un valore indicato tra 100 e 150 milioni. Lo stop della vigilanza è costato ad azionisti e creditori di Veneto Banca oltre 400 milioni”.
La notizia dell’indagine si abbatte ovviamente su Ignazio Visco la cui riconferma a capo di via Nazionale è ora quantomai messa in forte discussione e apre invece la strada ad una successione in mano a Lucrezia Reichlin, economista italiana che insegna alla London School of Economics ed ex Bce che ora siede nel Cda di UniCredit come consigliere indipendente.