Antiriciclaggio: Controllo tipo della Banca d’Italia!
Quando facevo il Responsabile Aziendale Antiriciclaggio nel periodo 1999/2007 nell’ambito di un Gruppo bancario meridionale ([1]), mi è capitato sovente di assistere a scene se non di panico certamente di preoccupazione laddove, veniva preannunciata, spesso anche con largo anticipo, l’arrivo del Nucleo ispettivo dell’allora Ufficio Italiano Cambi della Banca d’Italia.
Nel periodo considerato, come mi è capitato di dire in altre occasioni, ho ricevuto cinque ispezioni, due direttamente nei confronti della Banca capogruppo di cui ero dipendente e tre indirette, presso banche di cui avevamo il controllo al 100% (Popolare di Calabria e Popolare della Penisola Sorrentina).
Le ispezioni, portate avanti da una pattuglia di tre persone, duravano normalmente tre mesi: in tutti i casi testè descritti, non ho mai ricevuto un solo rilievo.
Ricordo l’ultima, nel 2005 quando, in risposta al Presidente che mi chiedeva di aiutarlo, gli dissi di stare assolutamente tranquillo non avendo allora alcuna ragione per temere un esito negativo dalla programmata ispezione.
Al termine della stessa, come avevo ampiamente previsto, la verifica si risolse nel migliore dei modi. Infatti, con soddisfazione da un lato e con rammarico dall’altro laddove, nella Sala consiglio della Banca, il capo del Nucleo ispettivo di cui oggi mi sfugge il nome tenne un briefing conclusivo al cospetto dell’intero Consiglio di Amministrazione, Direttore generale, Internal Auditing e Collegio sindacale ebbe a dire: “In tanti anni che facciamo questo mestiere, non ci è mai capitato di trovare una banca così bene organizzata sotto il profilo dell’antiriciclaggio”.
Di fronte a tale lusinghiero apprezzamento, per il quale mi sentii addirittura imbarazzato, intervenne il Presidente Marco JACOBINI dicendo: “Basta con questi complimenti perché altrimenti mi toccherà aumentare lo stipendio al Rag. Falcone”.
A parte chi scrive, tutta la sala scoppiò in una sonora risata perché era abituale che, quando il Presidente faceva una battuta od anche pensasse che tale fosse, tutti dovevano ridere.
A parte questo siparietto di apparente simpatia e soddisfazione, ancora oggi continuo a pensare a quell’evento ispettivo con particolare rammarico.
Da dove nacque questo mio grave turbamento che ancora oggi mi disturba?
Nacque dal fatto, a mio avviso particolarmente grave ed inusuale, che durante l’intera attività ispettiva svolta dal Nucleo UIC sul tema dell’antiriciclaggio, non fui mai chiamato a fornire delucidazioni, chiarimenti o quant’altro sull’attività svolta da chi scrive, essendo allora la massima figura all’interno della Banca ad occuparmi della materia, ivi compresa la “Formazione e controllo sulle Filiali” dell’intero Gruppo, comprendente tra l’altro Compagnie di assicurazione, Società di gestione del risparmio, Società di intermediazione mobiliare e Rete di Promotori finanziari.
Quest’attività di esame e verifica delle “posizioni” prese a scandaglio, centinaia di nominativi (privati consumatori e attività economiche) veniva svolta degli Ispettori per il tramite del Responsabile dell’Internal Auditing che, nell’occasione, svolse una funzione di trend union tra me e il ripetuto Nucleo ispettivo.
Ecco, questo era il modus operandi della Banca d’Italia di cui ho avuto l’onore e il dispiacere di sperimentare.
Un modus operandi molto discutibile che, per quanto ne dubito, spero che sia cambiato negli anni successivi.
A breve, in ogni caso, arriverà la Banca Centrale Europea e queste commistioni, questi incesti cesseranno, forse!
Ricordi, belli e brutti. La vita, soprattutto quella professionale è anche questa!
[1] Banca Popolare di Bari