A poco o a nulla servono gli sforzi del Governo di mettere i giovani al centro della prossima Legge di bilancio. L’Italia è, senza una svolta radicale di cui non si vedono i segni, destinata a restare, complice il calo demografico un Paese per vecchi. Ad accendere i riflettori sul divario della ricchezza tra giovani e vecchi, è stato il giornalista economico ed editorialista Ferdinando Giugliano che ha scritto:
“La politica italiana ha improvvisamente deciso di occuparsi dei “giovani” — neanche fossero una minoranza o una razza in via d’estinzione. Le misure allo studio del governo per la prossima legge finanziaria sono oggettivamente modeste, ma il problema non è tanto nella volontà dell’esecutivo, quanto nella gerontocrazia diffusa che ancora domina le scelte dell’elettorato. Finché noi italiani non avremo il coraggio di ripensare radicalmente le nostre priorità, qualsiasi scelta a favore delle nuove generazioni resterà assolutamente marginale”.
I giovani – come sottolinea Giugliano continueranno a ricevere un trattamento di sfavore e a contare molto poco: banalmente, perché gli anziani sono in netta maggioranza nel paese – e continueranno ad esserlo – e perché in questi anni sono riusciti a mantenere molti dei loro privilegi grazie alla protezione di sindacati e partiti. Qualche numero per inquadrare meglio il fenomeno:
L’urgenza della questione generazionale nasce da una semplice considerazione: negli ultimi venti anni l’unico aumento delle diseguaglianze dei redditi in Italia è stato quello tra giovani e anziani, non tra ricchi e poveri. Secondo l’ultima indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, nel 2014 la distribuzione dei redditi tra i nuclei familiari più e meno abbienti è rimasta sostanzialmente ai livelli del 1995. Nel frattempo, gli anziani hanno visto il loro reddito salire quasi del 20 per cento rispetto al 1995. Per la fascia tra i 19 e i 34 anni, il calo è stato di oltre il 10 per cento.
Che cosa fa il Governo di fronte a questa emergenza?
Davanti a queste crescenti disparità l’Italia fa esattamente il contrario rispetto a quanto imporrebbero decenza e buon senso. Secondo i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia destina circa il 13 per cento del Prodotto interno lordo in spesa sociale per gli anziani e solo l’1,4 per cento per le famiglie. Il risultato, confermato dall’ultimo rapporto Istat sulla “Redistribuzione del reddito in Italia”, è che molte famiglie giovani relativamente povere peggiorano la propria posizione all’interno della scala sociale a fronte dell’intervento dello Stato.