La Bank of England potrebbe essere la seconda tra le grandi banche centrali a muoversi in ritirata sul sentiero dei tassi. L’allarme proviene da Peter Rosenstreich, head of market strategy di Swissquote, secondo cui il governatore Mark Carney potrebbe vedersi costretto ad anticipare la stretta monetaria, a dicembre, qualora la sterlina continuasse a perdere posizioni. “Questo coglierebbe di sorpresa tutti gli investitori che si stanno posizionando corti (cioè in posizione ribassista ndr) sul pound”
Da inizio anno, la divisa inglese ha perso circa sette punti percentuali nei confronti delle moneta unica ma la svalutazione sfiora il 30% se si considerano i minimi del novembre 2015.
“In termini di cambio medio aggiustato per la quota commerciale (trade-weighted ndr), la sterlina si trova già sui minimi storici nei confronti dell’euro, elemento ben presente alla Banca centrale inglese, visto che il Comitato di Politica monetaria ha già preannunciato che una svalutazione del 20% della moneta equivale ad un aumento dell’inflazione dell’1,5% e il Governatore Carney ha suggerito che il tasso di cambio dovrebbe avere delle conseguenze sulle decisioni della banca”, spiega Rosenstreich.
L’analista rappresenta tuttavia una voce fuori dal coro. La maggior parte degli economisti, infatti, ritiene che l’autorità monetaria non interverrà sul costo de denaro prima della fine del prossimo anno, in attesa che i nodi principali sui negoziati della Brexit vengano sciolti.
Eppure l’inflazione nel mese di luglio è salita al 2,6%, ben oltre il target della BoE. E anche tra i consumatori britannici, la spirale dei prezzi inizia a fare paura. In un sondaggio mensile condotto da Lloyds Bank, il 65% degli intervistati ha espresso un giudizio negativo sugli attuali livelli inflattivi. I timori legati all’erosione del potere d’acquisto sono ai massimi degli ultimi tre anni e mezzo e si accompagnano a un netto deterioramento della fiducia sulle condizioni finanziarie del Paese.
“Il forte deprezzamento della sterlina presagisce un rialzo significativo dell’inflazione: significa che la Bank of England dovrà iniziare ad alzare i tassi d’interesse prima anziché poi – avverte Barry Eichengreen, docente di economia presso l’Università della California Berkeley e in precedenza consulente del Fmi -. Le conseguenze sulla crescita non saranno piacevoli”.
Del resto, lo stesso Michael Saunders, membro del comitato di politica monetaria della BoE, ha di recente messo in guardia da un atteggiamento troppo accomodante delle autorità monetarie.
“La Gran Bretagna ha bisogno di tassi più elevati”, ha dichiarato in un recente incontro a Cardiff. In quell’occasione, Saunders avrebbe anche puntato il dito contro i pericoli di eventuali limiti all’immigrazione da parte di cittadini comunitari nel Regno Unito. “Negli ultimi cinque anni il 60% della crescita occupazionale e l’intero aumento della forza lavoro è da attribuire a persone nate al di fuori dei confini nazionali – ha detto, secondo una ricostruzione di Business Insider –. Dato che i lavoratori stranieri che provengono dall’Ue sono anche consumatori, il fenomeno migratorio ha sostenuto la crescita economica nel Regno Unito.- Senza quei lavoratori, l’economia potrebbe soffrire”.
E qualcuno torna persino a evocare il rischio che Londra possa ben presto scivolare in recessione.