ROMA (WSI) – Migliora l’economia italiana o forse no. Nella nota mensile di agosto, l’Istat avverte che l’economia della terza potenza dell’area euro è in accelerazione, sostenuta da una crescita diffusa tra i settori produttivi e dall’aumento dell’occupazione.
Tuttavia emerge un paradosso, ossia che il fatto che la ripresa stia prendendo slancio in Italia sta finendo per allargare la forchetta tra i più benestanti e i più poveri, tra le aziende più attrezzate e quelle più piccole. Unimpresa per esempio ha avvertito che le piccole aziende sono rimaste indietro e non hanno ancora percepito la ripresa certificata dai dati.
Nel dettaglio l’Istituto nazionale di previdenza sociale rivela che l’indice anticipatore sull’economia, mantiene un’intonazione positiva, segnando un rafforzamento delle prospettive di crescita. Ma l’indice del disagio sociale racconta un’altra storia.
“In un quadro internazionale caratterizzato dalla crescita dell’economia statunitense e dell’area euro, l’economia italiana accelera sostenuta da una crescita diffusa tra i settori produttivi e dall’aumento dell’occupazione. (…) Nel secondo trimestre la crescita dei consumi è stata accompagnata da un aumento più marcato degli investimenti fissi lordi (+0,7%) che, dopo l’interruzione del primo trimestre dell’anno, hanno ripreso la fase positiva iniziata nel terzo trimestre 2014. La ripresa degli investimenti è stata determinata dal recupero della spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti (+0,6%) e, in misura maggiore, di quella per mezzi di trasporto (+8,2%)”.
Quindi stiamo finalmente uscendo dalla crisi? In realtà pare di no, come sottolinea la Confcommercio che ha reso noto il Misery index, ossia l’indice di disagio sociale che riflette l’andamento sia dell‘inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto e sia la disoccupazione estesa, registrando così l’andamento complessivo del disagio sociale. A luglio appare in salita di 3 decimi di punto rispetto al mese precedente, giugno, quando si era registrato il valore più basso da aprile 2016. Insomma tutto di nuovo è rimesso in discussione.
“La presenza di un’area del disagio sociale ancora molto ampia, nonostante il ridimensionamento registrato rispetto all’inizio dell’anno, rappresenta uno degli elementi che porta a valutare con una certa prudenza il quadro congiunturale. I molti elementi positivi emersi nei periodi più recenti potrebbero, infatti, subire un’attenuazione in assenza di dinamiche occupazionali più sostenute rispetto alle attuali”.