I prezzi del Bitcoin tornano a cedere terreno quest’oggi sui mercati, scivolando sui minimi di seduta a quota 4.108 dollari. Secondo colpo in pochi giorni al sistema Bitcoin da parte della Cina.
Dopo il bando del sistema di raccolta fondi, Pechino avrebbe intenzione di varare ulteriori misure restrittive nei confronti delle criptovalute, imponendo la chiusura degli exchange locali, ovvero delle agenzie che offrono servizi di cambio dei Bitcoin.
“Le autorità cinesi hanno deciso di chiudere gli exchange di monete virtuali in Cina” ha confermato l‘agenzia stampa Caixin.
La notizia arriva dopo che, il 4 settembre, la Cina aveva bloccato le Ico (initial coin offering, ovvero la raccolta di denaro fatta immettendo nuova moneta virtuale, in cambio di un contratto). Le Ico sono di fatto diventate compravendite di azioni, che aggirano tutte le regolamentazioni finanziarie esistenti a tutela dell’investitore. In Cina, e non solo, centinaia di startup hanno cominciato a vendere azioni in cambio di moneta virtuale spesso senza aver nemmeno un prodotto, o un’azienda vera.
La banca centrale della Cina, dal canto suo, non ha né confermato né smentito le indiscrezioni.
In questo quadro va aggiunto che, come riporta l’agenzia Bloomberg, Pechino avrebbe intenzione da un lato di evitare la bolla delle nuove criptovalute, dall’altro di preparare il terreno alla creazione di una propria moneta virtuale, che potrebbe regolare meglio. Ci sarebbe già un nome: Bityuan. I test sarebbero già stati effettuati a marzo.
Dopo la diffusione di questa notizia le quotazioni del Bitcoin venerdì sono scese del 7%. La conferma di oggi non ha fatto che appesantire i cali. Nonostante la flessione, da inizio anno la criptovaluta mostra ad oggi un aumento del 350%.
Intanto, Huobi e Okcoin, due delle maggiori piattaforme di scambio di Bitcoin, hanno rassicurato i propri clienti comunicando di non aver ricevuto alcun ordine di stop alle attività, confermando il proseguimento delle attività di exchange.