ROMA (WSI) – Nella classifica dello sviluppo del capitale umano l’Italia si piazza al 35esimo posto su 130 paesi, dietro a nazioni come Lituania, Ucraina, Repubblica Ceca, Russia, Estonia e Slovenia, Cina, Bulgaria, Malaysia.
A stilare la classifica l’Human Capital Report 2017 del Wef, il World Economic Forum da cui sarebbe emerso che l’incapacità dei paesi a sviluppare adeguatamente i talenti dei giovani stia sostenendo le disuguaglianze e li stia privando di opportunità e di un accesso a lavori migliori.
Il ranking delli’ndagine si basa essenzialmente su quattro fattori: la capacità di formare il capitale umano, il suo utilizzo nel lavoro, lo sviluppo effettivo del capitale umano tramite istruzione e formazione professionale e da ultimo la disponibilità dei lavoratori qualificati e la complessità dell’economia.
Ai primi posti della classifica troviamo Norvegia, Finlandia, Svizzera e nella top ten figurano Usa, Danimarca, Germania, Nuova Zelanda, Svezia, Slovenia e Austria.
E l’Italia? Il nostro paese, come rivela l’indagine, è una vera e propria fabbrica di talenti e si piazza al 35esimo posto ma non li sfrutta a dovere.
“In Italia il vero problema è la distribuzione dei talenti nell’economia. La partecipazione attiva alla forza lavoro è molto bassa per un paese avanzato e nella fascia di età 25-54 anni scende al 103esimo posto, un divario generalmente malsano tra donne e uomini nell’occupazione non aiuta a migliorare le prospettive degli italiani per realizzare il potenziale di crescita”.
Il belpaese sviluppa solo il 67 per cento del suo capitale, un dato che è sopra la media globale che viaggia intorno al 62% ma lontano da paesi al top al 77%.
Secondo il rapporto infine l’incapacità dei Paesi di sviluppare al meglio i propri talenti è al centro del dibattito sulle ineguaglianze. Se gli investimenti nell’istruzione non si traducono in opportunità di lavoro di alta qualità si contribuisce infatti alle disparità di reddito.