Forse è giunto il momento di prendere sul serio il Bitcoin. Persino nella ricca e pragmatica Svizzera la criptovaluta, paragonata a una bolla speculativa da diversi manager e analisti, sta riscontrando un grande successo. In controtendenza rispetto ad altri paesi come la Cina, le autorità non stanno intralciando o lottando contro il fenomeno. Piattaforme di scambio di Bitcoin nascono come funghi, con i principali istituti finanziari che cercano di rispondere a una domanda sempre più crescente di critpovalute, anche e soprattutto proveniente dalla fetta della popolazione più benestante.
Tra le piattaforme di scambio di Bitcoin che stanno registrando un buon volume delle attività si possono citare Bity, con sede a Neuchâtel, la quale come riferisce il portale Swissinfo.ch si rivolge sia agli investitori istituzionali, sia a clienti più piccoli. “L’obiettivo dell’azienda per quest’anno, che era di moltiplicare di cinque volte il volume di scambi, è già stato ampiamente superato, stando al cofondatore Alexis Roussel”.
Oltre all’incremento del numero di clienti si registra anche un cambiamento del tipo di investitori: “Fino a poco tempo fa avevamo rappresentanti di istituti finanziari che compravano Bitcoin perché stavano lavorando a progetti delle loro aziende legati alle criptovalute e volevano capire come funzionano, racconta sempre Roussel a Swissinfo.ch. “Quest’anno sono gli istituti stessi che stanno investendo in criptovalute“.
Le banche e i broker hanno percepito il mutamento in corso, e stanno cercando di venire incontro ai clienti ricchi che desiderano inserire criptovalute come il Bitcoin nei propri portafogli di investimento. L’anno scorso per esempio Vontobel ha avviato un progetto legato alle monete digitali, dando la possibilità di investire tramite un certificato tracker.
L’offerta, che consente di investire nei Bitcoin senza acquistare fisicamente la criptovaluta, ha avuto un tale successo che in aprile Vontobel ha incrementato il volume di affari da 1,7 milioni di franchi a 18 milioni. Da parte sua la banca privata Falcon, riferisce Swissinfo.ch, “si è coalizzata con Bitcoin Susse per permettere ai suoi clienti di investire in criptovalute. La piattaforma di trading online Swissquote è seguita a ruota, alleandosi con la piattaforma lussemburghese Bitstamp”. Tutto questo ha permesso anche ai piccoli investitori di entrare in gioco.
Bitcoin interessa tutti: banche, ricchi, piccoli investitori
“C’è solo un tipo di investitore nelle criptovalute: quello che avrebbe voluto comprarne di più”, dichiara a Swissinfo.ch il fondatore di Bitcoin Suisse Niklas Nikolajsen. Il suo servizio di scambio di criptovalute con sede a Zugo, che offre anche servizi di consulenza e brokeraggio, è in piedi dal 2013 ma negli ultimi 12 mesi ha riscontrato richieste senza precedenti.
Il boom della domanda è legato alla performance straordinaria del Bitcoin, che ha superato i 5.000 dollari a inizio settembre. Negli ultimi giorni tuttavia, complici i divieti in Cina e le critiche dell’AD di JP Morgan Jamie Dimon rivolte al Bitcoin, paragonata a una “frode” e a una bolla, la valutazione è scesa del 20-25% dai massimi. I fan del Bitcoin hanno risposto a Dimon, accusandolo di voler minare la credibilità della valuta perché il manager e altri sui omologhi vedono nel Bitcoin il principale concorrente in futuro del settore bancario.
“La maggior parte dei nostri clienti sono individui con un alto reddito [milionari o miliardari]”, dice Nikolajsen. “Hanno scoperto che le criptovalute sono un buon investimento da includere nel loro portafoglio. Di recente nessun altro tipo di asset ha avuto performance tanto positive“.
Ormai il fenomeno del Bitcoin in Svizzera non riguarda più solo le aziende specializzate nell’universo delle criptovalute, bensì interessa sempre di più anche le grandi banche che vogliono approfittare dell’interesse in grande aumento di investitori istituzionali e super ricchi.
Sono diverse le ragioni all’origine del boom dei prezzi del Bitcoin, il cui andamento da anni è in forte rialzo, mentre sul breve è soggetto a un’elevata volatilità. A inizio 2017, per esempio, il Giappone ha legalizzato il Bitcoin, riconoscendola come moneta legale per i pagamenti, rendendo più facile ai consumatori il loro utilizzo nei negozi. Il valore ha toccato il picco all’inizio di questo mese, per poi ripiegare nettamente nelle ultime sei giornate di scambi.
La diffusione dell’uso del Bitcoin ha causato qualche problema in alcuni paesi. Pare che diversi investitori cinesi si servano delle criptovalute per aggirare le restrizioni sul trasferimento di patrimoni al di fuori del paese, nel primo caso. Proprio questa minaccia ha spinto le autorità di Pechino a vietare le Initial Coin Offerings (Ico) e imporre un giro di vite che ha portato alla chiusura di alcune piattaforme di scambio.
In Corea del Nord le criptovalute sembra vengano utilizzate invece per aggirare le sanzioni economiche imposte dall’Onu contro il regime di Pyongyang punito per le sue ambizioni nucleari. In certi Stati del Sudamerica come il Venezuela il Bitcoin è spesso una utile protezione contro l’iperinflazione e contro la volatilità delle valute legali in circolazione.
Bitcoin, siamo al limite della bolla
I broker riferiscono ai media svizzeri che gli investitori nel paese elvetico “stanno salendo sul carro dei bitcoin soprattutto per approfittare del loro spettacolare aumento di valore. Il valore di un singolo Bitcoin era di pochi centesimi quando è stato lanciato nel 2009. Ora è valutato tra i 4.000 e i 5.000 dollari, con una crescita stupefacente negli ultimi 12 mesi”.
In realtà quella corsa ha subito una brusca battuta d’arresto di recente: tra ieri e oggi la criptomoneta è scesa fino in area $3,398.26. È la sesta seduta in calo di fila, la striscia negativa più lunga da novembre 2014. Nell’ultimo mese il prezzo è calato del 35%.
Che ci sia estrema volatilità nei mercati del Bitcoin è indubbio, rimane da vedere quali siano le potenzialità alla lunga delle valute digitali. Quando Dimon dice che la criptovaluta “è peggio della tulipomania“, in riferimento alla bolla dei tupliani scoppiata in Olanda nel 17esimo secolo, forse la prima mai sperimentata nell’era del capitalismo, intende paragonare il Bitcoin ad altri asset sopravvalutati che si sono poi rivelati investimenti fallimentari.
Il Bitcoin non è l’unica criptovaluta in circolazione: ripple ed ethereum sono due casi di monete più giovani che si sono però già rese protagoniste di tassi di crescita eccezionali. Le opinioni che gli esperti e i commentatori si sono fatti del fenomeno sono ancora molto divergenti. C’è chi pensa che sia un affare, chi la ritiene una mera speculazione a breve termine e chi invece è convinto che si tratti di una bolla destinata a esplodere. Bitcoin e cugini restano un investimento riservato ai più coraggiosi.