Pochi vantaggi, molti rischi. Primo tra tutti, una possibile guerra commerciale. È questa l’opinione del ministro del commercio estero finlandese Kai Mykkänen, sul piano Ue per mettersi al riparo dai takeover cinesi o altri investimenti esteri “sensibili”, voluto fortemente da Francia, Germania e Italia. Un accordo che i tre paesi proponenti sperano di chiudere al più presto.
In un’intervista al Financial Times, Mykkänen, ha detto:
“Capisco che l’accordo cerca di soddisfare la Francia e la Germania, ma allo stesso tempo rischia di provocare Cina, India e Stati Uniti. E il rischio di una guerra commerciale è già abbastanza grave anche senza provocazioni protezionistiche da parte della UE”.
Bruxelles ha sostenuto che l’iniziativa, presentata giovedì, avrebbe allineato l’Europa ai principali partner commerciali, tra cui gli stessi Stati Uniti, che già hanno gli accordi in vigore per difendersi dalle acquisizioni straniere nel caso in cui costituiscano una minaccia per la sicurezza nazionale.
Il piano Ue prevede che i Ventotto mettano in atto un sistema di informazione con l’obiettivo di monitorare eventuali takeover “sensibili”. Tale meccanismo per monitorare gli investimenti al momento è soprattutto nazionale, ma vi sarà un coordinamento europeo.
Le riserve della Finlandia – si legge sul Financial Times – sono in questo senso un segno che Bruxelles rischia di avventurarsi in un territorio che è stato tradizionalmente una riserva rigorosamente nazionale. I funzionari dell’UE sostengono che le loro proposte contribuiranno a rendere i sistemi nazionali più efficaci, rendendoli più difficili da aggirare, ma i segnali in arrivo lasciano pensare che Helsinki possa radunare altri paesi in opposizione all’approccio della Commissione.
Intanto, dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa del segretario del Tesoro Usa, Steven Mnuchin, in base alle quali Stati Uniti potrebbero imporre sanzioni economiche alla Cina nel caso in cui Pechino non dovesse sostenere le nuove sanzioni contro la Corea del Nord, l’investitore americano Jim Rogers ha detto che “questo potrebbe far male all’economia Usa in quanto rafforzerebbe la cooperazione tra Cina e Russia“.
In concreto, per Rogers una situazione del genere si tradurrebbe nella fine dell’egemonia Usa.