La Costituzione della Spagna stabilisce l’unità e l’indivisibilità del Paese. E’ proprio su questo principio fondamentale della Costituzione che si basa l’opposizione del governo spagnolo alle richieste di indipendenza della Catalogna. In particolare l’articolo 2 parla chiaro:
“La Costituzione si basa sulla indissolubile unità della Nazione spagnola, patria comune e indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto all’autonomia delle nazionalità e regioni che la compongono e la solidarietà fra tutte le medesime”.
Non c’è spazio quindi per nessun tipo di referendum che sancisca l’indipendenza della regione più ricca della Spagna. Come quello indetto con legge dal parlamento della Catalogna per il prossimo 1 ottobre, che sta gettando il Paese nel caos. Oltre a stabilire la data del referendum, il parlamento della Catalogna ha votato anche una legge “sulla transizione giuridica e la fondazione della Repubblica” per dare il via alla scissione dalla Spagna nell’ipotesi di vittoria del sì al referendum di ottobre.
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato illegale l’atto di convocazione del referendum. Nel nome del testo fondamentale spagnolo, la Corte Costituzionale ha bocciato la legge di convocazione del referendum e sospeso il provvedimento sulla scissione. Su richiesta del governo spagnolo, la Corte ha sospeso anche altre quattro normative separatiste adottate dal parlamento e dal governo di Barcellona.
L’azione della Guardia Civil
Con l’avvicinarsi della data del referendum, il governo di Madrid ha intensificato le azioni per fermare gli indipendentisti, guidati da Carles Puigdemont, presidente della Catalogna. Il 20 settembre 2017, la Guardia Civil ha arrestato alcuni fra i promotori della consultazione elettorale, in tutto 14 dirigenti dell’amministrazione catalana, e sequestrato 10 milioni di schede pronte per il referendum. “I giudici si sono espressi contro il referendum, come democrazia abbiamo l’obbligo di far rispettare la sentenza” ha detto il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy davanti al Congresso dei Deputati.
La Commissione europea sostiene il mantenimento dell’integrità della Spagna e si è espressa sulla questione catalana, tramite il portavoce Margaritis Schinas: “Rispettiamo l’ordine costituzionale della Spagna come facciamo con tutti gli Stati membri”.
“Dopo il blitz della Guardia Civil, l’organizzazione del referendum si è fatta più complicata, ma va avanti”, ha detto il vicepresidente catalano Oriol Junqueras, “è evidente che non potremo votare come sempre ma con il resto dei miei collaboratori cercheremo di essere responsabili e all’altezza delle circostanze”.
La lunga storia dell’indipendentismo della Catalogna
Da parte sua la Catalogna fa leva sul diritto di autodeterminazione dei popoli. Le richieste di indipendenza si fondano su simboli catalani come le manifestazioni nel giorno della Diada, anniversario della caduta di Barcellona a opera della Spagna, e su motivi economici. In una risoluzione del 9 novembre 2015 veniva lanciato un processo per ottenere l’indipendenza al massimo entro il 2017, risoluzione che è stata annullata dalla Corte Costituzionale spagnola.
In precedenza, il 9 novembre 2014, la Catalogna aveva organizzato una consultazione simbolica già allora giudicata illegittima dal governo di Madrid e dalla Corte costituzionale. Il risultato era stato per l’80% favorevole all’indipendenza, anche se l’affluenza alle urne era stata inferiore alle aspettative. A differenza di allora, il voto del 1 ottobre, per il quale non è previsto un quorum, nei piani degli organizzatori avrebbe un risultato vincolante.
La Catalogna non è l’unica regione spagnola ad avere ispirazioni indipendentiste. Sono note le rivendicazioni dei Paesi Baschi che per alcuni anni si sono avvalse dell’organizzazione armata dell’Eta. La Costituzione del 1978 concede alle regioni un regime di ampia autonomia che fa della Spagna un ordinamento di tipo regionale, se non anche federale. Lo Stato spagnolo si compone di 17 comunità autonome, come previsto dal titolo VIII della Costituzione. In ognuna di esse esiste un organo esecutivo, un parlamento autonomo e un Tribunale Superiore di Giustizia.