La Cina non ci sta. Il giorno dopo la bocciatura del rating sovrano da parte degli analisti dell’agenzia di rating internazionale, di Standard & Poor’s, che ha abbassato il rating della Cina ad ‘A+’ da ‘AA, Pechino va all’attacco, bollando, tramite una nota del ministero delle Finanze, la decisione come “sbagliata… difficile da spiegare”.
Ieri Standard & Poor’s aveva spiegato:
“il declassamento riflette la nostra valutazione di un aumento dei rischi economici e finanziari nel Paese a seguito di un periodo prolungato di forte crescita del credito” in Cina.
Il ministero di Pechino denuncia che gli argomenti dell’agenzia di rating si basano su “cliché obsoleti” che “ignorano le caratteristiche dei mercati finanziari cinesi, i solidi fondamentali economici della Cina e lo sviluppo potenziale” dell’economia del Paese.
Il focus di S&P è:
“su crescita di credito e debito è in prevalenza frutto di vecchie discussioni. E’ un peccato che le agenzie di rating internazionali abbiano letto male l’economia cinese con vecchie mentalità ed esperienze prese dalle economie sviluppate”
Ricordiamo che il taglio del rating da parte di S&P, il primo dal 1999, nasce dal forte aumento di rischio economico e finanziario per la prolungata fase di crescita dei prestiti all’economia in Cina.
Il downgrade della Cina è il secondo deciso da un’agenzia internazionale quest’anno dopo l’analoga mossa presa a maggio da Moody’s, al ribasso per la prima volta dal 1989, che provocò una reazione altrettanto piccata del ministero delle Finanze.
Le critiche non sembrano sfiorare l’agenzia di rating, che oggi, ha inferto lo stesso colpo a Hong Kong, che ha perso la tripla A scivolando ad AA+, in base ai rischi collegati ai stretti legami bilaterali.