Nove anni dopo la maggiore crisi finanziaria al mondo, Citigroup rilancia sul mercato gli strumenti derivati CDO all’origine della crisi subprime, ma stavolta con una grossa differenza. La banca ha studiato un modo per “isolare” l’emittente da ogni perdita nel mercato dei CDO sintetici, pur consentendo al contempo agli acquirenti a caccia di rendimenti di incassare un ritorno da investimento di oltre il 20%.
Il CDO (contratto di debito collaterale) sintetico è lo strumento famigerato all’origine della crisi dei mutui subprime che ha messo in ginocchio il sistema finanziario americano, prima, e mondiale poi. Dopo essere finito nel dimenticatoio per qualche anno ora il mercato da 70 miliardi di dollari ora torna alla ribalta e sorprende che lo faccia grazie a Citigroup, una banca che meno di dieci anni fa è stata salvata con i soldi dei contribuenti statunitensi dopo le perdite ingenti subite proprio a causa degli strumenti derivati legati ai mutui cartolarizzati.
I numeri esatti non si conoscono ma gli esperti del settore calcolano che Citigroup sia dietro a più della metà delle operazioni del mercato dei CDO. Ma stavolta le operazioni sono strutturate in modo che la banca sia immune alle eventuali perdite che vengono scaricate interamente sull’investitore. La mole del mercato è soltanto una piccola frazione di quella raggiunta nel periodo pre crisi e in pochi temono una nuova serie di default aziendali, per lo meno non ai livelli del 2008.
Detto questo, anni di tassi di interesse ultra bassi hanno spinto diversi investitori alla disperata caccia di rendimenti a scommettere su prodotti sempre più rischiosi. Rivolgersi al mercato dei CDO non comporta gli stessi rischi che comportava prima dello scoppio della crisi subprime, secondo una portavoce di Citigroup.
Danielle Romero-Apsilos ha spiegato che gli strumenti derivati di oggi sono fondamentalmente diversi da quelli prima della crisi e che le banche non gestiscono più i rischi di mercato. Questo è possibile perché una parte degli affari viene distribuita direttamente agli investitori, un elemento che contribuisce a prevenire che il mercato cresca a dismisura come avvenuto in passato.
Gli investitori non sono tutti impazziti d’un tratto: “sono consapevoli dei rischi ed effettuano le dovute ‘due diligence‘”, spiega Vikram Prasad, managing director presso Citigroup a New York, che è a capo della divisione “Correlation & Exotics Trading”. “I clienti con cui parliamo ci chiedono sempre le differenze tra prima e dopo la crisi. “Tutti si ricordano della parola CDO”.
La fetta più sicura dei CDO, che offre un ritorno di base di appena lo 0,6% l’anno, se “manipolata” può arrivare a rendere fino al 6% in alcuni casi. Con la tranche azionaria si può raggiungere il 20% di ritorno da investimento. Strumenti che offrono rendimenti del genere non possono realisticamente in alcun modo considerarsi investimenti sicuri. Rimangono strumenti in grado di amplificare i guadagni, così come le perdite.
Chi ome spiega Bloomberg, Citigroup non è l’unica grande banca a lanciarsi di nuovo nel mercato dei CDO. Anche BNP Paribas, per esempio, è attiva nel settore e altri istituti di credito sono pronti a seguire a ruota, secondo le fonti citate dall’agenzia di stampa newyorchese.
La domanda successiva da farsi è chi sta comprando questi strumenti ad alto rischio. La risposta è fondi pensioni e di assicurazione mista gestiti spesso da investitori che erano ancora giovani quando la crisi finanziaria, la maggiore dal Dopoguerra, è scoppiata. Dopo anni di fase rialzista sui mercati, di calo dei tassi di default e di spread creditizi in assottgliamento, gli strumenti derivati sono tornati ad attirare interesse.