Italia: referendum Lombardo – Veneto
Dopo quello che stiamo vivendo, tutti a guardare le scene che ci giungono dalla Catalogna spagnola e il programmato referendum per l’autonomia del “Lombardo -Veneto” di casa nostra per il 22 pv, voglio esordire stasera leggendo insieme a Voi l’articolo 5 della nostra Carta costituzionale:
<< La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento>>.
Detto così sembra comprendere che la seconda parte del periodo dica esattamente l’opposto della premessa. Insomma, vogliamoci bene, all’italiana maniera!
Fosse dipeso da me avrei aggiunto: “L’autonomia locale e territoriale non deve contrastare con l’indirizzo amministrativo e politico della Repubblica”.
Ma tant’è!
Se andiamo a leggere con la stessa attenzione il contenuto del Referendum proposto dal nostro “Lombardo – Veneto” che, come movimento politico al secolo “Lega Nord”, cavalcando un certo malcontento che pure esiste, continua a chiedere l’indipendenza della c.d. “Padania” e, dopo tanto parlare, proprio il 22 ottobre prossimo è stata indetta questa “consultazione popolare” con l’oggetto che segue:
<<Questo il testo della domanda che il 22 ottobre gli elettori troveranno sulla scheda elettronica, a cui dovranno rispondere SI’ o NO oppure SCHEDA BIANCA.
“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?” (analoga iniziativa per la Regione Veneto).
Tutta questa premessa per arrivare al disastro del 3° comma dell’art.117 della Carta dove si rinviene, a mio avviso, la più grande “pazzia legislativa” che una politica incapace di riformarsi, di lungimiranza poteva concepire: la “legislazione concorrente” su molteplici materie riguardanti la vita dei cittadini!
In pratica si dice che su certe materie, Stato centrale e Regione decidono insieme in modo concorrente.
Se si è d’accordo, nessun problema. Se non si è d’accordo sulla soluzione, nella migliore della ipotesi “si decide di non decidere”, si rinvia all’italiana maniera, mentre nella peggiore delle ipotesi si fa ricorso alla Corte costituzionale, alimentando un contenzioso che comporta tante spese e poche soluzioni.
Se questa è la nostra classe politica che rifiuta di decidere, assumersi delle responsabilità, fare le riforme le Regioni dicono, “possiamo continuare così o è meglio fare da soli”?
Una risposta ci è arrivata il 4 dicembre 2016 dove si è deciso, grazie al fondamentale contributo dell’accozzaglia che non si deve cambiare niente, tutto fermo, immobile, la pazzia deve continuare!
A voler concludere con il massimo dell’ottimismo possibile ed immaginabile, mi sembra di andare incontro al motto dei “vincoli sparpagliati” di Pappagoniana memoria[1].
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[1] Gaetano Pappagone, o semplicemente Pappagone, è un personaggio immaginario televisivo ideato e interpretato da Peppino De Filippo, che lo considerava il suo alter ego con cui ironicamente si prendeva gioco di se stesso.