ROMA (WSI) – Il Comune di Roma fa acqua da tutte le parti e dopo Atac, sull’orlo del fallimento è un’altra azienda pubblica capitolina, l’Ater, l’azienda di edilizia residenziale pubblica sulle cui spalle pesa un debito da mezzo miliardo di euro, 556 milioni per l’esattezza, una voragine di imposte Ici-Imu mai pagate al Comune dal 2000 ad oggi.
Da qui si è aperta una trattativa serrata tra Campidoglio e azienda al fine di trovare un accordo per rimettere le cose in sesto ed evitare il baratro. Si era così arrivati alla rateizzazione del debito con Equitalia in 5 rate. Ad agosto l’Ater aveva ottenuto un prestito dalla regione Lazio e finora è riuscita a racimolare solo il 50% che deve versare come seconda rata, 65 milioni da pagare ieri, 2 ottobre.
Così ora l’accordo rischia di sfumare e il default per l’azienda che gestisce le case popolari a Roma e dintorni è veramente dietro l’angolo.
Abbiamo avviato la cessione di immobili, utilizzato risorse di cassa, ma non è bastato. Così potrebbe dissolversi il risparmio acquisito. Speravamo anche nei 46 milioni in arrivo dal Commissario straordinario del debito del Campidoglio (Silvia Scozzese, ndr), ma ci vuole tempo.
Così spiega il direttore generale di Ater, Franco Mozzetto che ha inoltrato, tramite l’avvocatura Ater una richiesta per la liquidazione o restituzione al Campidoglio delle aree del mercato Trionfale e del parco Sabotino a Prati per un valore di oltre 130 milioni come parte del debito da sanare.
Il dialogo è avviato, anche se un po’ in ritardo il Comune si sta muovendo.
Prossimo appuntamento per la mediazione è il 19 ottobre ma se non arriva la soluzione c’è il decreto ingiuntivo e ora incombe l’agenzia di riscossione che visto il decorso della scadenza di ieri per pagare la seconda rata della rateizzazione, potrebbe partire subito con i pignoramenti, inclusi quelli dei conti correnti.