Referendum “Lombardo-Veneto”: indipendenza o autonomia?
Alla luce di quello che stiamo vedendo nella Catalogna spagnola qualche interrogativo od anche riflessione sull’appuntamento del 22 ottobre prossimo nei paraggi della nostra catalogna “padana” appare doveroso.
Per entrare nel merito del discorso dobbiamo partire dal contenuto del 3° comma dell’art.116 della nostra Costituzione che testualmente recita: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’art.117 ….”
In parole povere, per come si evince dal contenuto di quanto abbiamo appena letto, qui da noi non si parla di indipendenza bensì di maggiore autonomia.
Due delle Regioni fra le più ricche d’Italia che chiedono di gestire direttamente le loro risorse – fiscalità generale, ottimizzandone l’impiego sul loro territorio. Queste Regioni, a torto od a ragione, ritengono di dare allo Stato centrale molto di più di quanto ritorna.
Riforma costituzionale bocciata
Il 4 dicembre 2016, è stato bocciato il tentativo di riforma costituzionale che, come a tutti noto, prevedeva proprio, fra l’altro, una rivisitazione del terzo comma dell’art.117 della nostra Carta costituzionale. Andando a leggere questo famigerato articolo scopriamo l’esistenza di un “inno alla pazzia” laddove troviamo la c.d. legislazione concorrente significando che, in alcune materie come i trasporti, la sanità, la scuola etc. si decide insieme Stato & Regioni.
Cosa succede in pratica?
Laddove si è d’accordo su una determinata soluzione condividendone un progetto, nessun problema e si va avanti.
Al contrario, ci sono due strade:
- Si decide da ambo le parti “di non decidere” e rinviare la soluzione di un certo problema “a babbo morto”; in pratica si rinvia ed è il caso più frequente imballando il sistema Paese come i politici nostrani sono maestri – soprattutto quelli che stanno in Parlamento da una trentina di anni – oppure si fa ricorso alla Corte costituzionale;
- In ambo i casi è un disastro!
Per meglio spiegare l’attuale stato dell’arte, voglio raccontare cosa succede allo sventurato imprenditore che, avendo vinto un appalto a Como (Lombardia), decide di fare un trasporto speciale partendo dalla sua sede di Palermo. Questo sventurato, deve fare dieci domande diverse e distinte per ciascuna Regione che deve attraversare perché ognuna di esse ha un Regolamento diverso che disciplina la materia del trasporto locale.
Al netto dell’accozzaglia che a queste quisquiglie non ci pensa, mi chiedo: nel terzo millennio possiamo andare avanti così?
Ora, grazie all’accozzaglia, questo progetto di riforma teso alla semplificazione volto a contenere una burocrazia impazzita, una corruzione inarrestabile, un costo lunare della politica, enti inutili che più inutili non si può, processi amministrativi inventati apposta per complicare la vita ai cittadini e alle imprese, è stato bocciato!
In compenso, per complicare ulteriormente la vita degli italiani arrivano questi due “statisti” in erba – leggi i Governatori delle Regioni interessate Maroni e Zaia – che chiedono maggiore autonomia.
Nel mentre il popolo del SI osserva e aspetta di riprendere con urgenza un processo riformatore torna l’accozzaglia che ci ricorda che al peggio non c’è mai fine!