Economia

Istat: bollettino di guerra

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 Istat: bollettino di guerra!

 

A leggere, periodicamente, i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica, avuto riguardo all’economia sommersa si resta senza parole, anzi senza fiato: 190 miliardi di economia sommersa con un 40% derivante dalla “dichiarazione infedele” di incalliti evasori, il resto da omessi versamenti di contributi all’Istituto di Previdenza per lavoro nero.

Volutamente ho saltato a piè pari ogni riferimento all’economia illegale derivante dalla criminalità organizzata, dove ogni sforzo deve rappresentare il denominatore comune dell’azione politica e amministrativa del nostro Stato di diritto. 

Riepilogando, da una parte abbiamo il nero aziendale sottratto alla tassazione e per il resto il lavoro non dichiarato dove il “nero” sembra il colore preferito da tutti.

Il nero salva la vita, verrebbe da dire!

Tutti a parlare degli effetti, nessuno sembra riflettere sulle cause che da tempo determina questa evidente anomalia che pare essere soprattutto italiana.

Per questo motivo, mentre tutti a criticare gli evasori fiscali come il cancro della nostra società, io voglio andare controcorrente e dire un paio di cosette che ai più sfuggono:

  1. Il livello della nostra tassazione in Italia – in rapporto ai servizi pubblici erogati dalla sicurezza ai trasporti, dalla sanità ai servizi – è diventato insopportabile;
  2. L’evasione fiscale e l’omesso versamento dei contributi – quale diretta conseguenza – rappresenta una “mera sopravvivenza” per molte imprese;
  3. Le alternative alla evasione fiscale in atto è il suicidio dell’imprenditore o la delocalizzazione delle imprese alla ricerca di territori più adeguati e finalizzati alla sopravvivenza imprenditoriale.

Riforme & crescita

Al netto delle buone notizie che ci giungono in economia in ordine alla ricchezza nazionale prodotta (Pil), all’aumento di qualche decimale sull’occupazione, con la vittoria dell’accozzaglia del 4 dicembre 2016 il nostro Stato, la nostra macchina burocratica e amministrativa ha subito un duro colpo, laddove un processo virtuoso è stato interrotto.

Oggi, se si vuole contrastare questo “nero” che comunque rappresenta la sopravvivenza per molti – cittadini & imprese – bisogna leggere questi dati diffusi dall’ISTAT in modo diverso, pensando all’imprenditore che si suicida quando non può pagare gli stipendi o all’azienda che fugge all’estero per sopravvivere.

Per ridurre il peso fiscale bisogna alleggerire lo Stato nell’economia e nella spesa pubblica riducendo significativamente i costi.

Questo consentirà di ridurre la tassazione in ordine alla quale l’ex cavaliere, pensando che siamo ancora al 1994, rimettendo lo stesso disco, in modo patetico, ci ripete che ridurrà il carico fiscale al 30%.

In passato io ci ho creduto e so come è andata a finire, molti non lo sanno o non lo hanno capito e ahimè ci credono pure: siamo tornati agli inizi degli anni ’90!

Senza riforme non solo non si cresce, ma si muore!