ROMA (WSI) – In pensione a 70 anni e con 25 di contributi versati: questo è il destino dei giovani italiani d’oggi con l’allungamento della speranza di vita. Secondo i calcoli che fa il Corriere della Sera i 20enni di oggi potranno incassare il primo assegno pensionistico all’età di 68 anni e nove mesi, ma solo in caso di un aumento moderato delle speranze di vita.
“Se saremo più longevi di quanto previsto, infatti, dovranno attendere fino al compimento dei 74 anni. Anche per un 40enne, il divario tra i due scenari resta notevole: il momento della pensione potrebbe oscillare tra i 67 anni e 10 mesi e i 70 anni e 9 mesi. Anche chi oggi ha 60 anni, potrebbe vedersi costretto a dilazionare di 11 mesi l’uscita dal mercato del lavoro. E ragionamenti analoghi valgono per i requisiti della pensione anticipata. Nei casi estremi potrebbe essere richiesto un minimo contributivo oltre i 45 anni”.
E se la pensione arriverà più tardi, l’importo non sarà certo alto. Da qui il quotidiano riporta i consigli degli analisti di AdviseOnly per tre diverse fasce d’età.
Per chi oggi ha 30 anni un’opzione per integrare l’assegno è investire in un fondo bilanciato, 60% azionario e 40% obbligazionaria. Per i 50enni invece. gli analisti suggeriscono una quota da destinare alle azioni che potrebbe arrivare al 50%., mentre per i 60enni appare coerente con un’esposizione moderata ai mercati azionari. AdviseOnly suggerisce una quota del 20% per accedere a un potenziale rendimento del 2,82% l’anno (nominale).
Intanto sempre sulle pensioni, a breve le oltre 66.000 persone che hanno fatto domanda per ottenere l’Ape sociale o l’accesso alla pensione in caso di lavoro precoce con oltre 41 anni di contributi sapranno se rientreranno nella prima tranche di uscita. La graduatoria dovrebbe essere pronta entro la prossima settimana. Nel frattempo il ministro del lavoro Giuliano Poletti chiede all’Inps di allargare le maglie nell’accoglimento delle domande dopo la denuncia fatta dalla CGIL sulle migliaia di domande che saranno respinte. L’Inps provvederà così a riesaminare alcune delle domande che sono state in prima istanza rigettate, dice Tito Boeri, ma spiegando anche che ciò è accaduto perché quella era l’istruzione ricevuta.
“Sull’Ape bisognerebbe lavorare tutti insieme a un nuovo protocollo che ci permetta di risolvere l’indeterminatezza delle regole fissate. Noi saremo i primi, pronti e felici di riesaminare le domande e mandare a coloro a cui la domanda era stata inizialmente respinta la comunicazione che potranno accedere alle prestazioni”.