La Cina “diventerà solo e sempre più aperta” e le barriere di ingresso agli investimenti stranieri saranno ulteriormente abbassate. Lo ha assicurato il presidente del Paese, nonché segretario generale del Partito Comunista, Xi Jinping, nel discorso di apertura del 19/mo congresso del Partito comunista cinese, dal quale gli investitori stranieri cercheranno segnali sulla volontà di Pechino di attuare riforme di mercato. Un discorso durato 3 ore e mezza tra interruzioni per gli applausi e i sorsi di tè, ben oltre le due ore attese alla vigilia.
“L’apertura porta progressi, la solitudine se li lascia alle spalle. La Cina non chiuderà le sue porte al mondo, diventeremo sempre più aperti”, ha assicurato Xi, che ha promesso di “proteggere i legittimi diritti e interessi degli investitori stranieri”. Xi ha parlato di continuazione del processo di “liberalizzazione dei cambi e dei tassi d’interesse “.
Le prospettive della Cina ”sono luminose ma restano sfide impegnative”, ha aggiunto Xi, ricordando che negli ultimi 5 anni, ha ricordato, il Pil è aumentato da 54.000 miliardi di yuan a quota 80.000, pari a 12.100 miliardi di dollari circa.
Guardando al futuro, la Cina manterrà il tasso di crescita della sua economia “a un passo medio-alto”, ha concluso Xi, sottolineando come “il socialismo con caratteristiche cinesi è entrato in una nuova era” e che la Cina “resta la piu’ grande nazione in via di sviluppo”.
Per Jeik Sohn, Investment Director di M&G Investments:
“La Cina sta cercando di riequilibrare con gradualità i suoi obiettivi, talvolta contrastanti, di ridurre l’indebitamento economico e il rischio finanziario sistemico, aprendosi gradualmente ai mercati finanziari e sostenendo una crescita di qualità. La strada per riequilibrare la sua economia è stata accidentata e graduale, ma finora è stato evitato il cosiddetto hard landing”.
Da un punto di vista valutario:
“La forza del Renminbi – aggiunge Sohn – di quest’anno è stata una sorpresa per molti investitori, con una performance superiore alle attese. Questa tendenza all’apprezzamento dovrebbe invertirsi nel medio termine con l’indebolimento della valuta, dato il graduale rallentamento dell’economia cinese. Nel lungo periodo, con l’apertura dei mercati finanziari, gli investitori cinesi potrebbero diversificare su asset internazionali, dato che attualmente sono fortemente concentrati sul mercato interno, aggiungendo così ulteriore pressione sul RMB”.
Per il mercato obbligazionario, invece:
“Nonostante i rendimenti dei titoli di Stato cinesi siano aumentati di quasi l’1% lungo la curva da quando la Cina ha inasprito i controlli finanziari nel 2016, rimangono comunque cari”.
Infine sul fronte azionario:
“Non ci aspettiamo – conclude Sohn – che il risultato dell’Assemblea nazionale del popolo sia molto sorprendente e quindi è quasi impossibile puntare ad un guadagno sulla base dei risultati. Il nostro approccio è quello di continuare ad essere selettivi sui singoli nomi, cercando di trovare aziende interessanti e con solidi fondamentali, il cui valore non sia distorto da eccessive speranze. Vediamo maggiori opportunità in quelle aree che possono sembrare relativamente piatte, con idee d’investimento bottom-up in settori come l’industria e quello delle utilities, dove le aziende sono rimaste fuori dalle preferenze degli investitori perché venivano associate alla old economy cinese.