T. Rowe Price: mercati emergenti in crescita, premierà la gestione attiva
Nel prossimo futuro, la crescita economica di molti mercati in via di sviluppo dovrebbe continuare a superare i livelli di quella dei Paesi sviluppati. Ci sono alcuni segnali che questo gap, che nel corso degli ultimi cinque anni si è ridotto, possa finalmente tornare ad allargarsi. I Paesi che stanno facendo progressi sul fronte delle riforme dovrebbero continuare a fare bene, mentre gli altri faranno fatica a tenere il passo.
Le valutazioni sono competitive e convenienti rispetto ai valori storici e anche in confronto a quelle dei Paesi avanzati. Pensiamo che probabilmente d’ora in avanti lo scenario sarà molto più frastagliato, con meno correlazione e con una maggiore divergenza in termini di performance sia tra Paesi che tra titoli di uno stesso Paese. In ogni caso, continueremo a focalizzarci sulle società ad alta qualità, in quanto riteniamo che saranno proprio queste aziende leader a resistere a questo contesto difficile e a migliorare il proprio posizionamento competitivo.
In particolare, pensiamo che i finanziari trarranno beneficio dal crescente benessere nei Paesi Emergenti e intendiamo approfittare di questo trend tramite i titoli bancari e assicurativi, pur rimanendo piuttosto selettivi in termini di Paesi. Negli ultimi anni, abbiamo investito molto in Brasile e in Russia sui titoli finanziari e in Asia su quelli assicurativi.
Un altro grosso trend degli ultimi anni è stato quello della crescita nell’economia digitale. Qui troviamo numerosi player rilevanti nei Mercati Emergenti, sia nell’ambito dei software, sia in quello degli hardware. Questa è una tendenza che abbiamo individuato nelle prime fasi e per la quale vantiamo diversi investimenti di successo in Cina e in America Latina. Restiamo invece cauti nei confronti di materiali ed energetici, dove il mercato ha subito grosse correzioni.
I rischi di breve termine riguardano un possibile rallentamento peggiore delle attese in Cina o un collasso del sistema finanziario cinese, un’ondata inattesa di avversione al rischio dovuta agli eventi geopolitici e il rischio potenziale che il Presidente americano Donald Trump intensifichi la sua retorica contraria al commercio internazionale. Anche un rafforzamento del dollaro superiore alle attese potrebbe porre dei rischi per questi mercati.
Detto questo, crediamo che i timori degli investitori siano esagerati. La portata del rallentamento della crescita cinese continua ad essere un punto chiave, ma riteniamo che i policy maker abbiamo gli strumenti per gestire questa transizione e il rallentamento in corso in Cina. Inoltre, a nostro avviso, il Presidente Trump si dimostrerà pragmatico di fronte a Senato e Camera dei Rappresentanti.
Riteniamo anche che l’impatto che il rialzo dei tassi avrà sui Mercati Emergenti si rivelerà meno significativo di quanto temuto dagli investitori. I tassi più alti stanno facendo riemergere le preoccupazioni per un calo di afflussi di capitali e investimenti diretti esteri e per un indebolimento delle valute locali. In generale, però, la maggior parte dei Paesi emergenti è in grado di contenere questa volatilità, grazie al miglioramento sul fronte delle partite correnti, alle riserve di valuta estera più elevate, ai maggiori tassi di interesse reali e alle stesse divise che, nella maggioranza dei casi, si sono deprezzate nel corso degli ultimi anni.
Complessivamente, il contesto continua ad essere complicato, ma anche per questo motivo presenta buone opportunità per gli investitori attivi, in grado di trarre beneficio dalle anomalie a livello di valutazioni. I consumatori emergenti sono ancora una forza potente e dovrebbero continuare a trainare una crescita solida in diversi comparti e società, come il retail, il settore bancario, la tecnologia e internet. Investitori scettici, valutazioni attraenti e fondamentali pronti a rimbalzare creano uno scenario positivo per i mercati azionari dei Mercati Emergenti e maturo per lo stock picking.