Anche se l’entrata in vigore è prevista per il prossimo 3 gennaio, oltre metà dei Paesi membri dell’Ue non ha ancora la approvato la legge che recepisce nell’ordinamento nazionale la direttiva Ue sul Mifid 2 (Market in Financial Instruments Directive 2014/65/UE).
La normativa, destinata ad incrementare la trasparenza della vendita dei prodotti finanziari, sarebbe oggetto di forti pressioni delle lobby finanziarie nazionali interessate a ritardare questo processo di riforma che, per le società del settore, comporterà un costoso adeguamento. Lo scrive Bloomberg, aggiungendo che le istituzioni finanziarie dovranno mettere in conto una spesa complessiva di circa 2 miliardi di dollari. In Italia la legge che adotta la nuova regolamentazione è stata approvata il 28 luglio. Restano ancora al lavoro i parlamenti di 17 Paesi, fra cui Spagna, Portogallo, Grecia, Belgio, Olanda e Finlandia. La scadenza per il recepimento della direttiva, però, è abbondantemente oltrepassata: era stata fissata al 3 luglio scorso. Senza una legge nazionale la normativa Mifid 2 non può essere applicata nei Paesi che non l’hanno recepita; allo stesso tempo, il mancato adeguamento potrebbe comportare il pagamento di multe per gli Stati in grave ritardo.
“Tutti i paesi hanno un’industria [finanziaria] che chiede alle loro autorità di regolamentazione una mitezza non ufficiale”, ha dichiarato a Bloomberg Rob Moulton, partner in materia di regolamentazione finanziaria presso la società legale Latham & Watkins, “e questa [richiesta] sta ottenendo riscontri non ufficiali.” Fra queste richieste di clemenza c’è stata quella dell’industria finanziaria finlandese che ha fatto pressione sull’autorità di vigilanza del Paese per mostrare ammorbidimenti delle regole in quanto il settore si trova indietro nel processo di adeguamento.